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La madre di Arturo in udienza privata dal cardinale Crescenzio Sepe

NAPOLI. È un impegno incessante quello profuso da Maria Luisa Iavarone, mamma di Arturo, in difesa dei giovani vittime delle babygang. Proprio come suo figlio Arturo, il 17enne ferito da un branco di giovanissimi in via Foria a metà dicembre.

Parrocchie e «Modello Arturo»

Oggi Maria Luisa Iavarone è stata accolta in udienza privata dal cardinale Crescenzio Sepe: «È stato un incontro deliziosamente intenso, siamo d’accordo su molti punti», ha dichiarato.

La mamma di Arturo ha detto di aver esposto al cardinale la sua idea che vedrebbe le parrocchie «come punto di riferimento per questi ragazzi».

«Nelle vite di questi giovanissimi – ha proseguito – mancano adulti di riferimento, modelli positivi di educazione. La Chiesa è il primo luogo di accoglienza». La donna ha poi parlato di «Modello Arturo», ovvero «adulti responsabili, che fanno rete, che si mettono insieme, uniti contro il rischio». Adulti Responsabili per il Territorio Uniti contro il Rischio, acronimo appunto in cui si riassume il «Modello Arturo».

«Questo perché quando accaduto a mio figlio non accada a nessuno più. Il mio impegno civile procede, io non ho paura, ho reagito da cittadino comune – ha sottolineato – sono e resto la mamma di Arturo. A 4 settimane dell’aggressione di Arturo mio figlio si ritrova con un danno neurologico permanente alle corde vocali. Alla mamma del ragazzo fermato la mattina della Vigilia di Natale dico di nuovo: Convinci tuo figlio a collaborare».

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