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Mentana contro Salvini: “Manette e buttar via la chiave mai evocati da politici”

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“Le manette, il buttar via la chiave, di fronte a fatti specifici in pieno svolgimento, non dovrebbero mai essere evocati dai politici, di governo o di opposizione, e a maggior ragione da chi ricopre ruoli istituzionali”. Lo ha scritto il giornalista Enrico Mentana commentando così le frasi del ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla vicenda della nave Vos Thalassa, arrivata a Trapani con 67 migranti a bordo.

Mentana critica Salvini sul caso Vos Thalassa

“Sulla vicenda Salvini-Mattarella-migranti sarebbe il caso di uscire dalla solita logica da stadio, quella del tifo a prescindere”, scrive Mentana su Facebook.

“E non sarebbe difficile farlo: basterebbe aspettare pochi giorni. Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, è uno stimato magistrato da sempre impegnato nella sua Sicilia. È il procuratore di Trapani, e nelle sue mani sono le indagini su quel che accadde davvero a bordo della nave italiana Vos Thalassa dopo il salvataggio dei 67 migranti”, prosegue.

“Non è in apparenza un’indagine proibitiva – secondo il giornalista, – il comandante e i dodici membri dell’equipaggio sono tutti italiani, esiste traccia e registrazione dei messaggi inviati alla nostra Guardia Costiera, sono a disposizione degli inquirenti anche gli uomini della nave Diciotti si cui sono stati trasferiti i migranti dalla Vos Thalassa. Ora sono a disposizione delle autorità giudiziarie anche gli stessi 67 migranti, infine sbarcati nel porto siciliano. Non era pensabile che una nave della Guardia Costiera italiana non potesse entrare in uno scalo portuale italiano per decisione del governo italiano, né che qualcuno – migrante o membro di uno dei due equipaggi – potesse essere indagato o addirittura arrestato per diktat ministeriale. Alla fine magari si scoprirà che i soli due sospettati (e allo stato nulla più) si saranno macchiati di reati terribili, e saranno processati e condannati di conseguenza. Oppure no. Ma le leggi e le pene non sono il frutto di paure o pulsioni. Il diritto è freddo, nell’interesse di tutti. Dev’essere giusto, non esemplare. Le manette, il buttar via la chiave, di fronte a fatti specifici in pieno svolgimento, non dovrebbero mai essere evocati dai politici, di governo o di opposizione, e a maggior ragione da chi ricopre ruoli istituzionali. Se poi ci si vuole sfogare ci sono i social, dove si legge ogni tipo di nefandezza (e tra qualche secondo ne leggerete anche sotto questo post, immancabilmente). Ma lo stato di diritto non è uno stato d’animo”.

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