NAPOLI. È un gruppo di ricerca e di recupero delle tradizioni musicali popolari e contadine del Centro e del Sud Italia con fattispecie quelle campane. La sua lente di ingrandimento è posta principalmente sul £Suono, Canto e Ballo” ovvero Tammurriata, espressione coreutico-musicale che ha come suo paradigma un antico e ciclico calendario contadino che si intreccia ad un percorso sacrale di feste e ritualità mariane: Madonnadell’Arco, Madonna delle Galline, Madonna dei Bagni e altre. Il gruppo, sempre presente a queste feste,
propone spettacoli che narrano di devozione e di antiche feste contadine che si esprimono proprio attraverso la magica trilogia del suono, del canto e del ballo del tamburo.
Mimmo Maglionico e orchestra tammorre e putipù – Campania
L’orchestra delle tammorre e putipù diretta da Mimmo Maglionico, formata da giovani professionisti e da
anziani maestri, scandisce i ritmi ancestrali e magnetici delle nostre radici. Un viaggio nella nostra storia tradizionale per ballare al ritmo incalzante della tammorra, per una festa totale dove il ruolo di artista e pubblico tende a confondersi e a sfumare.
L’orchestra è il vero motore pulsante dell’incalzante giuglianese, dell’avvocata, della montemaranese e delle
tipiche forme della nostra regione per trasformarsi in una vera e propria “Drum Machine” grazie alle
contaminazioni digitali della band di Mimmo Maglionico.
Una visione parallela tra le forme musicali arcaiche della Campania e, in generale, del Sud, e quelle che,
prodotte negli stessi luoghi, accolgono tratti di evidente modernità.
Mimmo Maglionico diplomato in flauto presso il conservatorio di musica San Pietro a Majella di Napoli, inizia giovanissimo l’attività concertistica collaborando con il Teatro Stabile di Roma ed esibendosi al Festival di Spoleto, a NewYork, Toronto, Huston, Leningrado, Mosca, Barcellona e Madrid con gli spettacoli: Don Chisciotte (musiche di Eugenio Bennato), Pulcinella (musiche originali del '600), Vita di Galileo (musiche di Hans Eisler).
Partecipa a varie trasmissioni RAI ed in diretta dalla Carnegie Hall di New York, al programma "Napoli in the World Per RAI 2 scrive le musiche per la versione televisiva di Memorie di Adriano (dal romanzo di Marguerite Yourcenar) con Giorgio Albertazzi. Seguiranno poi per Amnesty International le musiche per Ultimo giorno di un condannato a morte di Victor Hugo, le musiche per La ballata di donna Lucrezia spettacolo con Peppe Barra. Nel 2001 inizia la collaborazione con la prestigiosa etichetta inglese di Peter Gabriel “Real World” ed effettua tours in Europa, Stati Uniti d'America, Giappone, Malesia. Dal 2003 cura il progetto PietrArsa basato sulle tradizioni musicali napoletane e del mediterraneo ed incide i CD PietrArsa e Napoli World Style. Con Pietrarsa, ensamble che si impone nel panorama della world music come uno dei più innovativi della scena napoletana, grazie anche ad una dimensione live di forte impatto, è presente in importanti festival internazionali tra cui: Fiera delle Arti del Mediterraneo di Manresa (Barcellona), KultFest in Croazia, International Folk Dance Festival di Torino, Il Sorriso del Vulcano di Napoli, Folk Club di Torino, Negro Festival di Pertosa (Salerno), NotteBianca di Napoli, Babel Med Music di Marsiglia, Performing Art Festival di Laoore in Pakistan e la presentazione del CD al Womex di Newcastle (Regno Unito)
Nel 2007 è invitato all’annuale Premio Carosone dove, con gran successo di critica e di pubblico, ha presentato l’inedito Elisabetta scritto da Carosone nel 1957, ed una versione world di 'O Sarracino. A maggio del 2009 è uscito il secondo album intitolato Napoli World Style. Nel 2010 per la Fondazione De Andrè incide con la Universal la versione in napoletano di Sinan Capudan Pascià che farà poi parte del progetto Canti Randagi 2.
Numerose le partecipazioni a programmi radiofonici come Zazà (RAIRadio2) e televisivi come Mizar (RAI2),
Sereno Variabile (RAI2) e servizi dedicati al TG3.
Marcello Colasurdo – Campania
Marcello Colasurdo è una maschera del Sud che personifica l’anima, passionale e folkloristica, di questa terra, del suo popolo, della sua storia. Un cantore moderno delle antiche tradizioni popolari, umane, culturali ed emotive, di Napoli e della Campania, munito di una simpatia e di una carica comunicativa capaci di impreziosire notevolmente le sue gesta.
Nel 1975 è tra i fondatori del Gruppo Operaio “’E Zezi”, tra i primi a operare un recupero della tradizione musicale contadina in una chiave di forte consapevolezza politica e sociale animato da Angelo De Falco.
Colasurdo partecipa alle dure lotte sociali di quel periodo, in particolare con i disoccupati organizzati.
Nel 1996, fonda il suo gruppo Marcello Colasurdo e Paranza, con il quale produce un disco e tiene moltissimi
concerti. Nel 2000, incide per l’etichetta inglese Real World Records di Peter Gabriel un CD, Lost Souls
(Aneme perse) con il gruppo Spaccanapoli, con il quale continua a tenere concerti, soprattutto all’estero.
Collabora con musicisti quali Almamegretta, 99 Posse, Daniele Sepe, Nuova Compagnia di Canto Popolare,
recita in teatro con Martone, Pressburger e al cinema con Piscicelli, Fellini (“Intervista” del 1987), Capuano,
De Bernardi, De Lillo.
La ricchezza e la varietà di queste esperienze fanno di Colasurdo un artista poliedrico capace di esibirsi in
qualsiasi contesto: dai teatri tradizionali alle piazze di mezzo mondo, dalle feste popolari ai centri sociali, con
artisti tradizionali e artisti d’avanguardia.
La musica popolare, di cui Colasurdo è interprete principe, ha poco a che vedere con la pur straordinaria
tradizione canzonettistica partenopea (anche se ne ingloba la parte più “paesana”). Essa è espressione diretta, e principale, della tradizionale cultura contadina dell’entroterra napoletano, legata al ciclo stagionale dei lavori e al calendario religioso, in particolar modo alle feste in onore delle varie Madonne Nere, eredi cristiane delle antiche divinità femminili della prosperità e dell’abbondanza. È una tradizione ricca di forme – canto libero (voce a mfronne), canzone propriamente detta, rituali, tammurriate, fiabe cantate, vari tipi di danze, vere e proprie azioni teatrali (come la celebre Canzone di Zeza, che si recita a Carnevale con interpreti en travesti). Gli strumenti fondamentali sono la voce e la tammorra – il tradizionale tamburo che viene ancora costruito secondo le vecchie regole, spesso dagli stessi esecutori – cui si affiancano altri ingegnosi elementi percussivi (putipù, scetavajasse, ecc.) nonché, di volta in volta, chitarra, mandolino, fisarmonica, pifferi, ecc. È una musica dalla forte carica sensuale e partecipativa, che stimola immediatamente il movimento e la danza sfrenata; il che spiega il successo che sta ottenendo in questi anni presso il pubblico giovanile, che pure è così lontano dalle sue radici. In essa non è difficile avvertire echi arcaici, ma anche mediorientali e nordafricani.
Il musicologo Pasquale Scialò così lo definisce: Marcello Colasurdo, la voce più "a distesa" della tradizione orale che osserva e partecipa ai rituali comunitari campani. Uomo-festa che conferisce vitalità e legami agli incontri con la sua molteplice essenza: ora di scugnizzo o di zeza esuberanti, ora di appassionato militante nelle battaglie sociali. Quando dalla festa migra sul palcoscenico poco cambia. Con lo stesso corpo cerimoniale rievoca saperi e sapori sonori, sia antichi che contemporanei, sempre a voce spiegata senza mai risparmiarsi, con amore.