Il mondo dello sport ma soprattutto la SSC Napoli è a lutto, è morto nella notte Claudio Garella: il portiere del primo scudetto che parava con i piedi, scomparso all’età di 67 anni per problematiche cardiache dovute ad un intervento chirurgico.
Napoli in lutto, è morto il portiere Claudio Garella
Il mitico portiere che parava con piedi, pancia e “chiappe” è scomparso nella notte all’età di 67 anni. L’uomo avrebbe avuto problematiche cardiache in seguito ad un intervento chirurgico.
La carriera
Garella è stato il più originale dei numeri uno. Ha vinto scudetti in città che non ne avevano mai vinti come Verona e Napoli. Fu prescelto da Maradona. Si ricorda, di lui, la battuta dell’Avvocato Agnelli: “Garella è il più forte portiere del mondo. Senza mani, però”. Negli ultimi anni, quando in molti si sono chiesti che fine avesse fatto, il campione stava lavorando osservatore di giocatori per il Canavese.
Il suo primo debutto
Il suo primo debutto in Serie A fu nel campionato 1972-1973 con la maglia del Torino (gara contro il Lanerossi Vicenza). Seguirono due stagioni con il Casale in Serie D e Serie C con un gol all’attivo segnato su rigore. Dopo un anno al Novara fu tesserato dalla Lazio con la quale rimase per due anni. Dopo due prestazioni mediocri contro il Lens nelle coppe europee e contro il Vicenza in campionato, Garella fu contestato dalla tifoseria biancoceleste, che cominciò a deriderlo con il soprannome di Paperella. Fu ceduto, quindi, alla Sampdoria in Serie B, dove militò per tre stagioni, totalizzando in totale 113 presenze e 97 gol subiti in maglia blucerchiata.
Le altre esperienze
Dopo l’esperienza sotto la Lanterna passò al Verona allenato da Osvaldo Bagnoli, con il quale partecipò alla storica conquista dello scudetto nella stagione 1984-1985. Garella risulterà determinante in più partite, specialmente in Roma-Verona del 21 ottobre 1984, in cui mantenne la porta inviolata con una serie di interventi decisivi.
Garella al Napoli nella stagione 1987-1988
Nell’estate del 1985 passò al Napoli col quale vinse un altrettanto storico scudetto e la Coppa Italia 1986-1987. Dopo una “rivolta” mai ben chiarita, che lo vide protagonista insieme a Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano contro l’allenatore Ottavio Bianchi, venne ceduto all’Udinese in Serie B.
Si ritirò dopo il campionato 1990-1991 giocato in cadetteria con la maglia dell’Avellino, collezionando 2 presenze e subendo 2 reti[2], per un brutto infortunio subito nell’autunno del 1990. In carriera ha totalizzato complessivamente 245 presenze in A e 218 in B.
La carriera da allenatore e osservatore
Passa a fare l’allenatore prima al Torino l’U.S.D. Barracuda, squadra di Prima Categoria. Nel 2011 ricopre l’incarico di preparatore dei portieri del Pergocrema.Nella stagione 2012-2013 diventa allenatore della squadra giovanile juniores del Cit Turin. Il 26 settembre 2013 subentra come allenatore della prima squadra del Barracuda, in Prima Categoria. Poi finisce per diventare osservatore.
La vita privata
Era sposato con Laura, con la quale aveva avuto due figlie, Claudia (1975) e Chantal (1985).
Il mondo del calcio piange un altro campione volato in cielo
Il grande calcio piange un altro campione volato in cielo. “Vivo dimenticato – si sfogava in questi ultimi tempi -. Il grande calcio si è scordato di me e non so perché. Sono direttore sportivo diplomato a Coverciano e da anni aspetto una telefonata che non arriva. Spiegazioni? Non mi sono inginocchiato davanti a nessuno. Sono stato un portiere anomalo, nessun allenatore ha cercato di cambiarmi. Ricordo ciò che disse Italo Allodi, il manager che mi portò al Napoli: “L’importante è parare, non conta come”.