Emergono nuovi dettagli sulla vicenda del bimbo buttato giù dal balcone a Napoli lo scorso 17 settembre. Il pm Barbara Aprea ha chiesto 18 anni di carcere per Mariano Cannio, il domestico ritenuto responsabile dell’omicidio del piccolo Samuele.
Bimbo giù dal balcone a Napoli, chiesti 18 anni per Mariano Cannio
Il bambino fu lasciato cadere nel vuoto dal balcone della casa situata in via Foria. La tragedia si consumò lo scorso 17 settembre, a Napoli. Il domestico, ritenuto bipolare e schizofrenico, ma capace di intendere e di volere, lavorava come uomo delle pulizie. Da tempo lavorava anche a casa dei genitori del piccolo Samuele. Ora il pm ha chiesto 18 anni per l’imputato. Il processo si sta celebrando con rito immediato.
I fatti
La tragedia risale al 17 settembre dello scorso anno. Samuele cadde dal balcone di casa sua, al quarto piano di un palazzo in via Foria. Inizialmente si era pensato ad un incidente, ma diversi elementi dubbi indussero gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli (diretta da Alfredo Fabbrocini) ad approfondire la vicenda, tra questi, l’altezza della ringhiera: un bambino non sarebbe mai riuscito a scavalcarla approfittando di un momento di disattenzione degli adulti. Successivamente la madre riferì che in quegli istanti era in casa anche un giovane della zona che prestava servizio in diverse abitazioni come domestico.
Il 38enne si era allontanato subito dopo la morte del bambino. Fu trovato in serata a casa sua, i poliziotti lo stanarono con uno stratagemma dopo aver suonato inutilmente al campanello: infilarono una bolletta sotto l’uscio e, quando la videro scomparire all’interno, ebbero la prova che c’era qualcuno in casa. Cannio rese dichiarazioni confuse, ma sostanzialmente confermò di aver preso in braccio Samuele e di averlo lasciato cadere dal balcone, uccidendolo. Inizialmente disse di aver perso l’equilibrio per un malore e di avere per questo allentato la presa, ma per i giudici si era trattato di un gesto volontario anche se il movente non è mai stato chiarito.