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Napoli, la Corte dei Conti indaga sull’Istituto Zooprofilattico di Portici

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Dopo la Procura, anche la Corte dei Conti apre un indagine sui tamponi e sulle altre spese sostenute per l’emergenza Covid, analizzate dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici. L’inchiesta – condotta dal vice procuratore Licia Centro e dal sostituto procuratore Davide Vitale – vaglierà i costi sostenuti e le modalità con cui i tamponi sono stati processati.

Dopo la Procura anche la Corte dei Conti apre un’indagine sull’Istituto Zooprofilattico

Le indagini hanno avuto inizio dopo l’inchiesta sulle anomalie della gestione dei fondi derivanti dalla pandemia da parte dell’Istituto, pubblicata dal quotidiano “Repubblica”che ha parlato dei 3 milioni e mezzo di denaro pubblico complessivamente impegnato assegnato o speso per l’emergenza in tre mesi (e in parte non ancora rendicontato).

Istituto Zooprofilattico e Terra dei Fuochi

È emerso anche uno strano intreccio tra fondi destinati alla Terra dei fuochi e fondi per il Coronavirus. Prima ancora che la Regione aprisse ai laboratori privati per l’analisi dei tamponi, è venuto fuori che l’Izsm di fatto aveva siglato un contratto con un laboratorio privato di Casalnuovo, già impegnato per la Terra dei fuochi. Nel mirino degli inquirenti anche eventuali spese non rendicontate. Quello dei tamponi potrebbe essere un grimaldello della magistratura contabile per andare a scavare nella lunga gestione dell’Izsm targata Antonio Limone, direttore e plenipotenziario dell’istituto.

Le consulenze dell’Istituto Zooprofilattico

Uno dei capitoli su cui la magistratura contabile vuole vederci chiaro è quello delle consulenze elargite dall’Izsm. Non solo. Limone, insieme al direttore amministrativo Sergio Fenizia, sono nomi già noti alla Corte dei conti. Perché entrambi sono a giudizio nell’ambito di un procedimento sul licenziamento illegittimo di un dipendente che avrebbe procurato un danno di 646 mila euro alle casse dell’Izsm. Si tratta di una vicenda che inizia nel 2006. Nel mirino il comportamento ritenuto “scorretto” dell’allora direttore dell’Izsm negli interventi sulla prevenzione di malattie degli animali: brucellosi, in particolare. All’epoca ministero e Regione segnalarono all’Izsm una diversità di vedute rispetto alle scelte del direttore. Che venne licenziato in tronco dall’allora commissario Limone.

Il dipendente si rivolse al tribunale del lavoro facendo valere le sue ragioni fino all’ultimo grado di giudizio. Ma l’istituto non ha “provveduto a corrispondere le somme dovute al dipendente in base alle sentenze generando un ulteriore contenzioso e l’esborso di ulteriori somme a titolo di interessi e spese legali”. Per la Corte dei conti Limone “non è riuscito ad offrire alcuna spiegazione né in merito alla compiutezza delle contestazioni disciplinari all’epoca sollevate, né sulla capacità dei comportamenti del direttore licenziato di arrecare grave pregiudizio all’attuazione delle politiche sanitarie nella Regione Campania“. Ciò che è ancora più inquietante è che nella difesa dell’istituto si sottolinea che al dipendente licenziato si contestarono “non le opinioni scientifiche espresse ma le modalità attraverso cui quelle opinioni sono state esternate“. Troppo poco per giustificare un licenziamento.


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