Dolore e commozione ai funerali di Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne ucciso a Napoli per mano di un minorenne. Nel pomeriggio odierno si sono svolte le esequie, a cui hanno assistito un fiume di persone, presso la chiesa del Gesù Nuovo.
Napoli, dolore ai funerali di Giovanbattista Cutolo
La salma è arrivata poco prima delle 15, accompagnata dai familiari straziati da un dolore immane ed accolta con un lungo applauso. La cerimonia funebre, a cui hanno assistito un fiume di persone anche all’esterno della basilica dove è stato riposto un maxi schermo, è stata celebrati dall’Arcivescovo Domenico Battaglia. La bara è stata posta al centro della navata per consentire ai presenti di dare l’ultimo saluto a Giovanbattista. Presenti anche il sindaco e l’amministrazione comunale che per l’occasione hanno istituito il lutto cittadino.
Ad attendere in lacrime il feretro parenti, amici, semplici cittadini, ma anche autorità: i ministri Piantedosi e Sangiuliano, il vicepresidente della Camera Sergio Costa, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Presenti tutte le autorità locali, oltre al sindaco Manfredi, il Presidente della Regione Vincenzo De Luca e l’assessore regionale Mario Morcone. Ai piedi dell’altare è stato esposto anche uno striscione del teatro San Carlo. Sul muro della scuola ‘Foscolo’, adiacente alla chiesa, è stato affisso lo striscione ‘Adesso suona con gli angeli. Ciao Giogio’ ‘.
Le parole di mamma Daniela
“Questo è il momento del dolore ed è un dolore insopportabile. Chiedo giustizia per mio figlio”. Sono le parole rivolte da Daniela Di Maggio ai giornalisti e alle persone presenti all’esterno della chiesa. La donna, accompagnata dal marito Franco e dalla figlia Ludovica, e imbracciando il corno suonato dal figlio, prima di entrare in chiesa ha aggiunto: “È un momento di grande raccoglimento, fatelo per a Giovanbattista che ci teneva al rispetto della legalità”.
La lettera della sorella
I funerali di Giovanbattista Cutolo si aprono con una lettera, quella della sorella. Ludovica, Lulù, ha scritto una lettera, letta dall’altare della chiesa del Gesù Nuovo prima dell’inizio della cerimonia religiosa di commiato del 24enne ucciso a Napoli.
“Tu sei un uomo d’onore, sei il migliore. Non saresti mai andato via anche se io ti ho spinto più volte a farlo” scrive nella lettera Ludovica Cutolo. Nella missiva ci sono tanti riferimenti alla vita familiare e quotidiana, dalle risate improvvise alla parmigiana di melanzane.
“Anche se per parlare di te posso riferirmi solo al tempo presente. Napoli non è Gomorra, non è Mare Fuori, non è il Boss delle Cerimonie. Mamma sta lottando per te, con la forza di cento uomini perché non puoi essere definito da quello che ti è successo. Io non sono figlia unica. Siamo sempre Giogio’ e Lulu”.
L’omelia dell’arcivescovo: “L’ennesimo figlio ammazzato senza motivo”
“L’ennesimo figlio ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa stessa città: non vorrei essere qui”. “Non vorrei essere qui, non per sottrarmi al dolore di genitori, amici, parenti e familiari che lo piangono con il cuore straziato – ha aggiunto -, avrei voluto parlare con lui, più che parlare di lui”. Poi l’appello a una nuova “primavera di speranza“.
“Se qualcuno un tempo ha detto ‘fuggite’, e qualcun altro oggi dice ‘scappate’, io vi dico: restate! Restate! E operate una rivoluzione di giustizia e di onestà ! Restate e seminate tra le pietre aride dell’egoismo e della malavita il seme della solidarietà , il fiore della fraternità, la quercia della giustizia”, ha proseguito l’arcivescovo di Napoli rivolgendosi ai giovani. “Io sono certo che questo non è un sogno o l’invito utopistico di un vescovo: questo è e sarà grazie a noi, grazie ai giovani onesti e sani di questa città il futuro che il Signore sta preparando per la città. Un futuro in cui nessuno sarà lasciato indietro, in cui ogni figlio di Napoli sarà figlio di tutti – ha concluso – e per tutti sorgerà un sole nuovo, un’alba nuova, una nuova primavera di speranza”.
L’omelia dell’arcivescovo
Un caloroso e lungo applauso ha concluso l’omelia di don Mimmo Battaglia. Al termine dell’omelia, la mamma di “Giogiò” si è avvicinata alla bara e, a lungo, ha abbracciato il feretro.