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Muore dopo il ricovero al Cardarelli di Napoli, Procura apre inchiesta dopo la denuncia dei parenti

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Muore dopo 5 giorni di ricovero al Cardarelli di Napoli. La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un fascicolo sulla morte sospetta a seguito della denuncia presentata dai familiari di Assunta Esposito, la 76enne residente a Marano deceduta lo stesso giorno nel quale – da quanto emergerebbe – i sanitari avevano deciso di dimetterla dal nosocomio. Non ci sono al momento indagati.

Muore dopo 5 giorni di ricovero al Cardarelli di Napoli: la denuncia

Pesanti (e ovviamente tutte da provare) le accuse mosse dai familiari dell’anziana, che subito dopo aver appreso la notizia della sua morte hanno presentato una querela al commissariato di Polizia dell’Arenella. Tutto inizia il 3 luglio, quando la signora, che accusava un forte dolore ai reni, viene ricoverata al pronto soccorso del Cardarelli, prima presso il reparto di Medicina 1 e successivamente in quello di lunga degenza.

Nella denuncia dei familiari – che sono ora assistiti dall’avvocato Raffaele Leanza – si fa riferimento a una serie di presunte omissioni nell’assistenza medica e paramedica (le sarebbe stata somministrata l’insulina a digiuno, la si sarebbe lasciata nel letto senza cambiarle l’abito che indossava al momento del ricovero e in precarie condizioni igieniche). L’8 luglio ai parenti viene comunicato il decesso della anziana. Per l’avvocato Leanza la vicenda è contrassegnata da situazioni che definire opache sarebbe un eufemismo. Domani presso l’Istituto di Medicina legale del Policlinico Federico II verrà effettuata l’autopsia, alla quale ovviamente presenzierà anche un perito di parte nominato dalla difesa. “Vogliamo verità, chiarezza e giustizia”, ripetono intanto i familiari di Assunta Esposito.

La replica del Cardarelli di Napoli

La signora – si apprende da fonti della direzione sanitaria e i dirigenti del reparto di lungodegenza guidato dal primario Maria D’Avinoera stata trasferita nel reparto di lungodegenza dopo 4 giorni di ricovero trascorsi per alcune ore in Osservazione, a valle del pronto soccorso, e poi nel reparto di Medicina. La diagnosi di ingresso indicava un’infezione urinaria probabilmente causata da un calcolo, e per questo la paziente era stata sottoposta a radiografia del torace e a un’ecografia dell’addome. La situazione clinica era stabile ma da monitorare per la presenza di significative comorbilità sovrapposte all’infezione in atto (fragilità della paziente in base all’età, affetta da diabete, ipertesa e con una insufficienza renale in ingresso in ospedale)”. Questa la replica dei vertici del Cardarelli

Il medico di guardia – sempre secondo le fonti del Cardarelli – l’aveva visitata predisponendo la terapia. La donna era sottoposta a terapia per il controllo del diabete e ad antibiotici, per completare il ciclo di cura. Al mattino del decesso sarebbe stata sottoposta al prelievo di controllo e non aveva dato alcun segno premonitore che potesse far pensare al drammatico epilogo. La donna è drammaticamente deceduta durante il giro della terapia da parte del personale infermieristico durante il turno di mattina, proprio mentre i camici bianchi erano presenti nella stanza della paziente, poco dopo aver somministrato la terapia.

Si attendono i risultati dell’autopsia

In trenta anni di attività – dice uno dei medici del reparto – non mi era mai capitata una cosa del genere. Aspettiamo con ansia e fiducia il responso dell’autopsia!. Sul versante dell’assistenza sociosanitaria viene chiarito che “alla donna era stato cambiato il pannolone e praticate le pulizie ordinarie. Confermata invece la circostanza della maglietta rossa indossata dall’ingresso in ospedale come riferito dai familiari nella denuncia. Maglietta poi cambiata nella serata precedente il decesso su segnalazione diretta di un congiunto della donna”.

In epoca Covid e post Covid – concludono dal reparto di lungodegenza del Cardarelliproprio per le limitazioni agli ingressi in reparto dei familiari di pazienti tutto il personale ha assunto la massima attenzione sia alla pulizia ordinaria dei pazienti sia all’aiuto, se non autonomi”.


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