Per “legge” è costretto a giacere all’Ospedale San Paolo, è questa la triste storia di Mario Manfredi, napoletano affetto da varie patologie tra cui il diabete che gli ha portato via una gamba.
Imprigionato al San Paolo di Napoli, il triste racconto di Mario Manfredi
In questi giorni, con il freddo che incalza, gli portano coperte e piumini da sistemare sulla barella ma la vita di Mario è ancora tra le mura di un ospedale. Anzi, proprio ora, il 67enne di cui nessuno sembra interessarsi e per cui non ci sono posti in strutture di accoglienza, non può e non deve allontanarsi dall’ospedale San Paolo.
Da circa una settimana, infatti, l’anziano su disposizione di un giudice, è agli arresti domiciliari presso il pronto soccorso del presidio in via Terracina ma, non necessitando di un vero e proprio ricovero, si trova costretto ad arrangiarsi nell’atrio dell’ingresso dell’ospedale.
Stando a quanto riporta il quotidiano “Il Mattino”, Mario Manfredi, è napoletano ed è affetto da varie patologie tra cui il diabete che gli ha portato via una gamba. L’uomo vive praticamente da 2 anni tra ospedali e strutture sanitarie ed ha un conto in sospeso con la giustizia, per cui deve scontare circa un anno e mezzo di arresti domiciliari ma le sue condizioni fisiche e psicologiche sono precarie e necessiterebbero di strutture adeguate.
Per adesso, il personale e la dirigenza della struttura, le guardie giurate e persino, qualche parente, dei pazienti assistiti nei reparti gli hanno procurato indumenti e lenzuola, una barella ed una sedia a rotelle, così come i pasti recuperati dalle forniture destinate ai degenti. Dopo un ricovero nel reparto di Medicina Generale nell’ospedale di Fuorigrotta, Mario è stato dimesso e da quel momento, come già accaduto in passato, è iniziata la sua odissea. Pur avendo alcuni legami di parentela, i familiari che gli sono rimasti non possono farsi carico di lui e, di certo, la vita in ospedale, arrangiandosi su una barella nell’androne e lavandosi quando può, non gli garantisce le cure e l’assistenza a cui avrebbe diritto.
La direzione ospedaliera e la direzione dell’Asl Napoli 1, hanno sollecitato l’intervento dell’Unità di Valutazione Integrata che dipende dal Comune e dalla stessa Asl, per cui l’uomo sarebbe da destinare a una struttura per ammalati di media gravità, dove non risulterebbero posti disponibili su Napoli. Ma c’è di più. Per Mario si sono mobilitati infermieri e medici vicini alle comunità e alle associazioni di volontariato che offrono assistenza alle persone con difficoltà ma senza interventi ufficiali e istituzionali sarà difficile trovare un posto a Mario che ora, per “legge” è costretto a rimanere nel pronto soccorso dell’ospedale San Paolo.