NAPOLI. Nel centro storico di Napoli gli equilibri che reggevano fino a prima dell’estate stanno cambiando. I gruppi che si contendono il controllo dei traffici illeciti stanno adottando un metodo criminale nuovo e di “maggiore qualità”. Le offensive maggiori utilizzate in questo periodo sono sicuramente due: le stese e le bombe; il tutto finalizzato al piegare la resistenza di chi non accetta la minaccia dei camorristi
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I primi luoghi che hanno assistito inermi al mutamento criminale sono tra via dei Tribunali e Forcella. Qui la presenza di vere e proprie bande di giovani hanno dovuto cedere all’incalzare magnifico e progressivo del clan Mazzarella. Relegati in un angolo, hanno accettato di gestire solo qualche piazza di spaccio, e null’altro. Il che, sul piano del prestigio criminale, equivale a una mezza sconfitta.
La complessità degli equilibri delinquenziali è massima.
Sui Tribunali, dopo aver subito una sorta di aut aut dai Mazzarella, troviamo dunque i giovanissimi eredi dei Sibillo-Amirante-Brunetti: i «nuovi Sibillo». Su via Costa resistono i fedelissimi della famiglia Buonerba, noti come i «Capelloni», i cui capi per lo più sono ancora in carcere per gli effetti della faida di Forcella. E proprio a Forcella resistono i Giuliano della terza generazione, ma da alcune informative delle forze dell’ordine spunta anche il nome dei De Martino, soprannominati i «Caciotta».
A Forcella tutti pagano il racket, ma nessuno denuncia. E la cocaina scorre a fiumi. Anche tra via Costa e il Borgo Sant’Antonio Abate le piazze di spaccio sono ancora molte, e continuano – nonostante la pressione delle forze dell’ordine – a fare affari d’oro.