Paolo Di Lauro nasce a Napoli nel 1953, ma viene abbandonato dai genitori biologici e viene adottato da una umile famiglia di Secondigliano, quartiere della periferia napoletana. Data la difficile condizione economica della famiglia adottiva, inizia a lavorare molto presto vendendo capi di abbigliamento, stoffe e tessuti, merce di pessima qualità e di dubbia provenienza, spesso rubata.
Ma è questo il lavoro, andare in giro con l’auto, o il furgoncino e propinare a clienti ignari, del posto, del nord Italia e anche dell’estero, materiali scadenti spacciati per prodotti di ottima qualità. È un mercante ambulante e così inizia a guadagnarsi da vivere, facendo quello che in dialetto napoletano si dice “magliaro”, venditore ambulante. Paolo Di Lauro non vuole fare il venditore ambulante per tutta la vita e non gli importa come, ma ha intenzione di fare affari, cambiare stile e fare soldi, tanti soldi, anche se deve uccidere per farli.
Camorra: la storia del clan di Lauro
Conosce Aniello La Monica, che per un periodo è considerato uno dei boss di camorra più sanguinari. A Napoli è frequente l’omicidio, ma Aniello La Monica per distinguersi, ha un suo modo di farlo, di uccidere. Ha lavorato come macellaio e per intimidire gli abitanti del quartiere, o anche i nemici, quando uccide, lo fa in un modo particolare, potremmo dire apponendo una macabra “firma”, strappa letteralmente il cuore alle sue vittime. Per questo motivo si guadagna il soprannome di “Anielluccio o pazz”, Aniello il pazzo. All’età di 20 anni Paolo Di Lauro entra a far parte del clan La Monica. Luigi Giugliano boss del clan di Forcella, una sera, dopo una partita a poker, per un bizzarro accadimento, scherzosamente chiama Paolo Di Lauro “Ciruzzo ‘o Milionaro” Ciro il ricco.
Ciruzz ‘o Milionaro
Dal quel giorno, per tutti, Paolo Di Lauro, viene chiamato Ciruzz ‘o Milionaro. Di Lauro sa gestire molto bene i soldi e in poco tempo nel clan La Monica assume il ruolo di maggior fiducia in gruppo criminale, quello di contabile e diventa uno dei più stretti collaboratori di Aniello La Monica. Il gruppo La Monica fa i suoi soldi con diverse attività illecite. A tutte le imprese impone dove prendere materiali come il calcestruzzo, manodopera, pretende dalle aziende dove noleggiare i mezzi per lavorare e su tutti i lavori pubblici della zona il clan estorce una tariffa fissa del 5%, fa estorsioni a tutte le attività lavorative, negozianti e soprattutto il contrabbando di sigarette.
Gli anni ’80
All’inizio degli anni 80”, sul mercato sta arrivando la merce più redditizia di tutte quelle fino ad allora immaginate, l’eroina. Addirittura il livello di eroinomani in Italia, in quegli anni, è superiore a quella degli Stati Uniti.
Scampia e Secondigliano sono considerate le zone più ostiche, le peggiori che si possano controllare, per l’assenza di ristoranti, bar, negozi. la presenza di sfollati del terremoto e l’edilizia popolare. Quindi, nulla dal quale estorcere denaro.
Ma Paolo Di Lauro ha un’intuizione. Napoli è piena di vicoli, stretti, invece Scampia è piena di spazio, dove si possono aprire enormi piazze di spaccio, con infinite vie di fuga e possibilità di controllo. Aniello La Monica non crede a questo nuovo business, preferisce continuare con i soliti vecchi affari.
Paolo Di Lauro, però, a questo punto, per realizzare questo suo nuovo mercato ha un unico modo. Deve liberarsi di Aniello La Monica; e per farlo deve prima guadagnarsi il consenso degli altri affiliati. Allora, inizia a mettere in giro la voce che Anielluzzo o pazz sta tenendo per sé somme di denaro superiori a quelle concordate; e queste voci insieme al carattere violento e difficile di La Monica, che non è neanche ben visto dai suoi affiliati, a Di Lauro crea condizioni favorevoli per spodestarlo, o almeno indebolirlo. Ma La Monica intuisce che Ciruzzo ‘o Milionario sta tramando qualcosa e organizza un agguato nei suoi confronti.
Una sera, nella zona che si chiama “Miezz a l’arc”, perché c’è una piazza con un arco, Di Lauro e un suo affiliato sono fermi in macchina e un gruppo di fuoco di La Monica arriva, spara, ma mancano a Di Lauro e feriscono l’altro uomo.
La Monica si precipita da loro e inizia una sceneggiata chiedendo chi è stato, sono stati i nostri nemici, adesso gliela facciamo pagare, ci vendichiamo e così dicendo. Di Lauro comprende subito che quella scena è la prova del tradimento di La Monica e che è stato lui a mandare i sicari; e che non deve perdere tempo.
Sabato 1° maggio 1982, Di Lauro e altri due affiliati, in auto, vanno sotto casa di La Monica, citofonano e con una scusa gli dicono di scendere per proporgli un affare. Anielluzzo o pazzo come esce dal portone di casa sua, viene investito dall’auto di Di Lauro, poi, i tre scendono e sparano.
Tolto di mezzo il boss La Monica, ora a comandare è Di Lauro. A differenza di La Monica, Di Lauro sa che per fare bene gli affari, per diventare davvero potente e al sicuro, deve sparire dalla circolazione. Infatti, Paolo Di Lauro diventa il boss fantasma, pochissimi e fedelissimi affiliati conoscono il suo volto, non ha nessun contatto diretto con nessuno e crea un vero e proprio impero della droga. Il boss Di Lauro diventa uno dei capi criminali più potenti del mondo.
Crea un vero e proprio “Sistema” a ragnatela, eliminando tutti gli intermediari per il commercio dell’eroina prima, poi dell’hashish e della marjuana, il grandissimo affare della cocaina e infine delle droghe sintetiche.
Crea una rete di uomini ognuno con il proprio ruolo, con la propria quota, un vero è proprio esercito formato da migliaia di persone. Ci sono affiliati, killer, guarda piazze, vedette, pusher e così via.
Ogni figura ha il suo guadagno, un killer da 2.000 euro ai 3.000 euro; un capo piazza da 15.000 euro a 30.000 euro e altri ancora.
La famiglia
Paolo Di Lauro ha dieci figli e tutti maschi, quasi nessuno conosce il suo volto, inoltre applica delle politiche che agli occhi degli abitanti di Secondigliano e Scampia lo fanno apparire come un benefattore. Nelle sue zone non ci devono essere disordini, nulla che possa attirare l’attenzione e la presenza della Polizia. Non chiede il pizzo ai commercianti, solo gli imprenditori devono pagare una quota fissa su ogni appalto. Le sue sostanze, la cocaina, l’eroina e altro, devono essere di ottima qualità e devono costare la metà di quelle della concorrenza. Inoltre, organizza una rete di vedette per fare in modo che le piazze, i palazzi siano sotto controllo e attive 24 ore su 24 e protette, ovvero fare sentire al sicuro chi vende e anche chi compra la droga. Ogni palazzo ha le sue sostanze, c’è il palazzo della marjuana, quello della cocaina, ci sono i contabili gli addetti a nascondere la droga e le armi, Tutti i palazzi vengono dotati di portoni blindati e cancellate per rendere complesse e faticose le irruzioni della Polizia. Ogni giorno Le Forze dell’Ordine le smantellano e ogni giorno vengono rimontate. Insomma, Paolo Di Lauro crea una macchina perfetta dello spaccio e del traffico di stupefacenti, sicura ed efficiente. Vengono da tutta Italia a fare carichi e “provviste”, non solo dalle province. E lui è considerato un re e i suoi figli principi, con un impero di miliardi di euro. Inizia ad investire in attività commerciali legali, Negozi all’estero, imprese, aziende, la sua ragnatela raggiunge i vertici più alti dell’economia e della politica, nazionale e internazionale, facendo alleanze e sodalizi con società e imprenditori di tutti i tipi e in tutto il mondo.
Tutto è perfetto e procede perfettamente fino a quando una serie di incidenti e conflitti sia interni al meccanismo criminale, sia voluti dalla sorte non danno inizio al decadimento e ad una lenta discesa, almeno dalle vette del mondo criminale che è riuscito a creare.
Uno dei suoi figli più piccoli, di 13 anni, per una bravata a scuola finisce per far pestare il proprio insegnante da alcuni suoi amici e la Polizia convoca Paolo Di Lauro per dei controlli e delle conseguenti denunce. Da questo momento inizia una serie di eventi che lo conducono prima alla latitanza e infine all’arresto.
Infatti, dopo la sua convocazione in Polizia, da alcune intercettazioni eseguite su utenze di suoi affiliati viene fuori un nome, o meglio la Polizia collega questo nome di copertura a Paolo Di Lauro e il vaso di Pandora si scoperchia, costringendolo alla latitanza.
Poi segue la faida con uno dei suoi clan accoliti, Claudio Ruocco; e in agguato ai danni dei Di Lauro al bar di riferimento del clan, dove era con altri affiliati il suo braccio destro e caro amico Francesco Giannino viene colpito a morte insieme ad altri membri.
Un’altro dei figli di Paolo Di Lauro muore in incidente con la motocicletta e lui essendo latitante non va nemmeno ai funerali.
Infine, domenica 18 settembre 2005, viene portato in arresto dai Ros dell’Arma dei Carabinieri mentre è ospite presso una modestissima famiglia, sia perché le persone che abitano in quella casa sono già attenzionate e intercettate dall’Arma, sia perché c’è stato anche l’intervento di alcune informazioni del Sisde.
Così il comando passa ad uno dei figli di Di Lauro, che però, apporta dei cambiamenti radicali al “Sistema” e scatena la guerra tra quasi tutti i clan. Scissionisti e Di Lauro.
Clan Di Lauro, relazione Dia 2021
(…) Sempre a Secondigliano tra il rione popolare Terzo Mondo e la zona denominata in mezzo all’Arco ha la propria roccaforte il clan Di Lauro la potente organizzazione criminale legata al cartello dell’Alleanza di Secondigliano da consolidati rapporti di reciproca solidarietà. Il riassetto funzionale assunto dopo i diversi arresti che ne hanno colpito le figure apicali, in attuazione della regola di successione che impone nel ruolo di capoclan il prossimo congiunto più anziano in stato di libertà fa preconizzare che alla guida del clan si trovi attualmente uno dei figli del boss detenuto un personaggio che si è distinto nel tempo per una particolare capacità imprenditoriale. Il sodalizio defilato sul piano militare rispetto al passato è molto attivo nel riciclaggio anche all’estero degli ingenti capitali illeciti accumulati negli anni, nonché nei più tradizionali traffici illegali quali usura, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. Attività che servono a garantire al sodalizio una sopravvivenza territoriale anche simbolica poiché in qualche caso messa in discussione dalle mire espansionistiche di clan limitrofi quali i Marino delle Case Celesti. In tale dinamiche andrebbe inquadrato l’omicidio di un soggetto considerato vicino ai Di Lauro avvenuto il 9 ottobre 2021 in Via dell’Arco territorio in pieno controllo del clan.
Per quanto riguarda più in generale il quartiere di Scampia le piazze di spaccio restano divise tra vari sodalizi quali Vanella Grassi, Abbinante, Abete-Notturno, Amato-Pagano e Sacco che sembrerebbero essersi ripartiti il territorio evitando frizioni. Nel recente passato infatti l’unico episodio di sangue registrato potrebbe interpretarsi come un caso di epurazione maturata all’interno del gruppo Abbinante particolarmente attivo nel Rione Monterosa. Si tratta dell’omicidio di un pregiudicato consumato all’indomani della scarcerazione del boss Abbinante il 21 febbraio 2021 che sarebbe stato commissionato dai vertici dell’organizzazione per porre rimedio a un presunto “sgarro” commesso da alcuni affiliati ai danni del clan Amato-Pagano al quale avevano sottratto un consistente carico di droga.
Per la ricostruzione delle dinamiche interne al clan Abbinante in particolare per il traffico di stupefacenti sono risultate significative le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, nonché gli esiti investigativi di cui al provvedimento cautelare60 emesso il 9 settembre 2021 a carico di un altro elemento del clan gestore di uno dei punti vendita della droga scampato a un tentato omicidio essendo stato condannato a morte per aver intessuto una relazione con la moglie di un affiliato detenuto. Nell’area settentrionale della città si estende l’influenza del cartello degli Amato-Pagano noto anche come clan degli scissionisti avendo dato il via nel 2004 alla cruenta separazione dal clan Di Lauro (…).
Clan Di Lauro, procedimenti penali
(…) OCC n. 26182/18 RGNR-24127/18 RG GIP- 331/2021OCC emessa dal GIP del Tribunale di Napoli l’11 ottobre 2021, a carico di 48 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso nonché dei reati di estorsione, violazioni in materia di armi, corruzione e altro, aggravati ai sensi dell’art. 416 bis 1 c.p. Già lo scorso semestre nell’ambito dell’operazione “Bloody Money” Polizia di Stato e Guardia di finanza il 24 febbraio 2021 avevano eseguito una misura cautelare nei confronti di 16 persone tra imprenditori, funzionari pubblici, esponenti delle Forze di polizia, faccendieri e personaggi di spicco del clan CIMMINO del Vomero indagati a vario titolo di corruzione, impiego di beni di provenienza illecita, emissione di fatture per operazioni inesistenti e trasferimento fraudolento di valori, reati aggravati ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p. L’indagine avrebbe ricostruito un articolato meccanismo effettuato da una società della Regione Campania che si occupa tra l’altro di bonifiche.
A partire dal 2017 il gruppo criminale è subentrato nel controllo delle estorsioni anche nel Nuovo Policlinico fino a quel momento appannaggio dei Lo Russo/Capitoni di Miano. Infatti, nel giugno 2017, nell’ambito di un summit furono stabiliti nuovi accordi riguardo alla spartizione dei proventi estorsivi e il clan Licciardi è stato legittimato alla riscossione delle spettanze estorsive sino allora incassate dai Lo Russo. I cui vertici storici, riferibili al sodalizio Petriccione-Magnetti-Mennetta, sono peraltro tutti detenuti.
Il 4 dicembre 2021 nel comune di Sant’Antimo, ignoti hanno ferito alla gamba destra con un colpo di pistola un soggetto con precedenti per stupefacenti ritenuto vicino al clan della Vanella Grassi. Un elemento dei quali è stato arrestato il 13 settembre 2021 a Malaga in Spagna, in forza di un mandato di cattura Schengen, essendosi reso irreperibile al ripristino dell’OCCC n. 2147/20 RIMC PERS. emessa il 15 dicembre 2020 dal Tribunale di Napoli – Sezione Riesame, a seguito del rigetto del ricorso deciso con sentenza della Corte di Cassazione n. 7603/2021 REG. GEN.
Il 10 giugno 2021 la 4^ Sezione della Corte Appello di Napoli con ordinanza n. 5166/2021 RG APP ha annullato la misura cautelare in carcere che era stata imposta dal GIP c/o il Tribunale di Napoli il 23 aprile 2019, nei confronti di un altro dei figli del boss Di Lauro ordinandone l’immediata scarcerazione.
A conferma degli interessi del clan Marino nelle attività di narcotraffico a Scampia, il 14 ottobre 2021 la Polizia di Stato ha eseguito l’OCC n. 7226/15 RGNR – 27067/16 RGIP – 317/21 emessa il 1° ottobre 2021 dal GIP presso Tribunale di Napoli, a carico di 10 soggetti legati al sodalizio, tra cui uno stretto parente del capoclan detenuto suo braccio destro. Il gruppo criminale facente parte dei cc.dd. scissionisti, nati “per separazione violenta e quindi contrapposto al clan Di Lauro”, eserciterebbe la propria influenza appunto nella zona delle Case Celesti dove storicamente gestisce lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il boss Abbinante, sottoposto alla detenzione domiciliare, il 16 giugno 2021 è stato nuovamente arrestato in esecuzione del decreto di fermo n. 18777/2021, emesso dalla DDA di Napoli, insieme ad altri elementi di spicco del gruppo criminale. Tra questi spicca il nipote considerato reggente del clan durante la detenzione dello zio boss nel periodo tra il 2015 e il 2018, destinatario della successiva OCC n. 18777/17 RGNR – 15024/18 RGIP – 211/21 Occ emessa il 6 luglio 2021 dal Tribunale di Napoli, per il reato di associazione di tipo mafioso ed altro. I due provvedimenti, nel documentare gli eventi che avevano determinato l’omicidio del 21 febbraio, ricostruiscono l’organigramma e l’operatività del clan Abbinante, a cominciare dalla faida degli scissionisti del 2004 e 2007 contro il clan DI LAURO. 60 OCC n. 18777/17 RGNR-15024/18 RGIP – 283/21 Occ emessa il 7 settembre 2021 dal Tribunale di Napoli (…).
Cosimo Di Lauro
Cosimo Di Lauro, classe 1973 e primogenito di Paolo Di Lauro, è stata una delle figure più conosciute del clan. Si era guadagnato un posto di primo piano ben prima di diventare il reggente dell’omonimo clan nel periodo in cui il quartiere di Scampia entrò nelle cronache internazionali per la cruenta lotta tra cosche legata al controllo
di quella che era la piazza di spaccio piu grande d’Europa.
Il primo soprannome glielo avevano regalato i cronisti, anche perchè era il primogenito di Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo o milionario, capo clan di quel quartiere dell’area Nord di Napoli che aveva creato un impero sullo spaccio di droga grazie ai suoi contatti nella penisola iberica che gli assicuravano fiumi di stupefacenti per alimentare la sua rete di pusher. Il secondo era legato alla sua passione di per abiti, accessori e oggetti firmati e vistosi.
Quando Paolo Di Lauro divenne latitante, nel settembre 2002, la gestione della cosca passò naturalmente nelle mani di Cosimo, che centralizzò sempre di piu’ l’affare droga, uno di quelli piu’ redditizi del gruppo criminale, delegando nelle mani dei capi piazza il commercio al minuto in cambio del pagamento ai Di Lauro di una tassa. A lui, secondo piu’ di un pentito, si deve anche una epurazione interna, liquidando a colpo di agguati vecchi affiliati e sostituendoli con elementi piu’ giovani e piu’ violenti a lui fedeli.
Una scelta che scateno’ mugugni e poi, a ottobre 2004, la ribellione di un gruppo legato a Cesare Pagano e Raffaele Amato, elementi di punta dei Di Lauro che diverranno poi noti come scissionisti, e che alla nuova cosca da loro creata portarono in dote i contatti in Spagna per l’approvvigionamento di droga. Una sfida che nel giro di pochi mesi fece decine di morti a Napoli e che e’ ora nota come prima faida di Scampia, ispiratrice del romanzo di Roberto Saviano ‘Gomorra’ e poi dell’omonima serie. Proprio nella serie, la figura di Genny Savastano sarebbe ispirata a Cosimo Di Lauro.
L’arresto
Il boss era stato arrestato il 21 gennaio 2005, nel rione denominato Terzo mondo del quartiere di Secondigliano, altro fortino della criminalita’ organizzata e della famiglia Di Lauro. Per impedire che fosse ammanettato, contro le forze dell’ordine ci fu anche un lancio di oggetti dai balconi. Nove mesi piu’ tardi venne arrestato anche il padre Paolo, nascosto in una casa poco lontano dall’abitazione di famiglia in via Cupa dell’Arco. Nel febbraio 2008, la condanna a 15 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il 13 dicembre 2008 un ergastolo per aver ordinato l’omicidio di Gelsomina Verde, l’ex fidanzata di un affiliato passato dalla parte degli scissionisti, Gennaro Notturno, torturata e uccisa perche’ ne rivelasse il nascondiglio il 21 novembre 2004, il cui corpo venne dato alle fiamme.
Cosimo Di Lauro era stato condannato, sempre all’ergastolo, per gli omicidi di Raffaele Duro e Salvatore Panico, e di Federico Bizzarro, avvenuti a Mugnano prima della faida del 2004.
Gomorra
Il clan Di Lauro, in particolare la figura di Cosimo, ha ispirato la fortunata serie tv Gomorra. Proprio nella serie, la figura di Genny Savastano, interpretata dall’attore Salvatore Esposito, sarebbe ispirata a Cosimo Di Lauro.