Cronaca Napoli, Napoli

Omicidio ad Afragola: agguato mortale per un rapinatore, massacrato sotto casa

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Omicidio ad Afragola, dove Ferdinando Tagliaferri, 47 anni, precedenti per rapina, è stato vittima di un agguato al Rione Salicelle. Gli agenti del commissariato di Afragola, diretto dal vice questore Gianvito Zazo, giunta sul posto dopo una telefonata anonima al 113, ha trovato la vittima ancora vivo ma in una pozza di sangue.
I poliziotti, come riporta Il Mattino, hanno chiamato un’ambulanza del 118 dotata di apparecchiature di rianimazione, a bordo della quale l’uomo è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dove, nonostante le cure, Tagliaferri è morto in mattinata, senza riprendere più conoscenza.

Agguato mortale ad Afragola: indagini in corso

Le indagini, per questo omicidio definito anomalo dagli stessi inquirenti, si preannunciano complesse. Ad iniziare dal movente e dalla dinamica dell’agguato, fino a considerare la figura e i trascorsi giudiziari: l’uomo aveva precedenti per rapina ma non risultava essere in organico uno dei clan della zona. Quindi gli investigatori al momento non escludono alcuna pista: dal contrabbando di sigarette al settore del traffico di stupefacenti, ma anche la pista che porta alle attività illecite minori, che ad Afragola la cosiddetta microcriminalità da qualche tempo si sta contendendo a colpi di gambizzazioni e raid intimidatori, con gragnuole di proiettili contro le auto dei rivali.

E nemmeno è chiaro, al momento, se i killer abbiano fatto scendere in strada la vittima, o se Ferdinando Tagliaferri a quell’ora si stesse ritirando dopo aver trascorso buona parte della notte fuori, impegnato in chissà che cosa. Unico dato certo è che la vittima conosceva i suoi carnefici e quantomeno si fidava quel tanto necessario a farlo stare faccia a faccia con loro nel cuore della notte. Probabilmente si sentiva abbastanza protetto dal fatto di stare sotto casa e che il commissariato di polizia è ubicato a poche decine di metri in linea d’aria dall’isolato 25.

La ricostruzione

Secondo una prima e ancora frammentaria ricostruzione, la vittima quando si è accorta delle reali intenzioni di chi si trovava di fronte avrebbe tentato di scappare e trovare riparo tra le auto lasciate in sosta nel viale di accesso dell’isolato. Un tentativo fallito. Perché i due killer lo hanno inseguito ed esploso almeno cinque colpi, uno dei quali lo ha centrato nella zona tra la schiena e i glutei facendolo stramazzare sull’asfalto. Il ritrovamento di quattro bossoli, sequestrati e inviati alla scientifica per le comparazioni del caso, fanno escludere al momento che Tagliaferri sia stato fatto inginocchiare e poi finito con un altro colpo. Più probabile che i killer, dopo aver esploso i cinque colpi con due pistole, si sono allontanati velocemente, senza preoccuparsi di verificare se la vittima fosse ancora viva.

Nessuna pista esclusa

Non è escluso che prima degli spari, tra Ferdinando Tagliaferri e i suoi carnefici vi sia stata una qualche discussione, finita poi a pistolettate. Al vaglio degli inquirenti anche la eventuale possibilità che ci sia un collegamento tra l’omicidio di questa notte altri recenti episodi come la gambizzazione di Salvatore Caccavale, detto “o criminale” (31 dicembre), cui ha fatto seguito il tiro a segno nella serranda di una concessionaria di auto; mentre il 10 gennaio scorso è stato ferito alle gambe Luca Autoriello, che dichiarò di essere stato vittima di una rapina.

Fonte: Il Mattino

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