Renato Caiafa, indagato e sottoposto a fermo perché accusato dell’omicidio del cugino Arcangelo Correra, ha ricostruito la dinamica spiegando di aver trovato l’arma del delitto in strada: “Poi è partito il colpo per errore”.
Omicidio di Arcangelo Correra, cugino indagato ricostruisce dinamica
Una tragedia, per la quale si è dichiarato profondamente rattristato. Questa è la versione fornita agli inquirenti da Renato Caiafa, il 19enne arrestato dopo la morte di Arcangelo Correra, colpito da un proiettile. A riferirlo è stato il suo avvocato, Annalisa Recano. Il giovane avrebbe anche affermato di aver trovato la pistola per strada, appoggiata alla ruota di un’auto parcheggiata, e di non aver nemmeno compreso se fosse autentica o meno. In quei momenti, sarebbe partito il colpo che ha colpito Arcangelo Correra, deceduto in ospedale poche ore dopo il suo arrivo in condizioni critiche. Attualmente, Caiafa è denunciato a piede libero per omicidio colposo e arrestato per porto illegale di arma e sparo in luogo pubblico.
Arcangelo Correra, un ragazzo di 18 anni senza precedenti penali, è deceduto a causa di un proiettile alla testa nella tarda notte di sabato 9 novembre, in via Tribunali a Napoli. Fin dai primi istanti dopo la tragedia, è emersa l’ipotesi di un colpo accidentale. Sebbene gli inquirenti non si siano espressi ufficialmente su questo punto, l’idea sta guadagnando sempre più credibilità. La sua morte ha suscitato un acceso dibattito sulla diffusione delle armi tra i giovani. Inoltre, Roberto Saviano ha recentemente sottolineato che “Napoli è una delle città più armate d’Italia e d’Europa”. Dopo i recenti eventi di cronaca che hanno visto protagonisti giovanissimi colpiti da proiettili, molti hanno rinnovato la richiesta di un impegno maggiore da parte delle istituzioni per allontanare i ragazzi dalla violenza.