Continuano le condanne per l’omicidio di Maurizio Cerrato, infatti, sono stati arrestati anche i testimoni omertosi. Questi sono colpevoli di affermazioni e dichiarazioni omertose durante gli interrogatori e le deposizioni in tribunale.
Omicidio Cerrato, condannati i testimoni omertosi
Le indagini sono state bloccate dai tre uomini, ieri condannati per favoreggiamento. I fratelli Alessandro e Pierluigi Savarese (condannati rispettivamente a nove e sette mesi con pena sospesa) cancellarono il filmato dell’omicidio dall’impianto di videosorveglianza interno al parcheggio, su minaccia di Giorgio Scaramella. Dopo il ritrovamento di alcuni frame sui cellulari, i Savarese – assistiti dall’avvocato Giuseppe De Luca – hanno raccontato quel che sapevano. Invece, Salvi (avvocato Salvatore Barbuto), datore di lavoro di Maria Adriana, non avrebbe riconosciuto gli assassini pur conoscendoli, secondo l’accusa: per lui la condanna è a nove mesi.
La condanna dei killer
La seconda Corte di Assise, presieduta da Concetta Cristiano, ha ritenuto responsabili dell’omicidio di Maurizio Cerrato, i fratelli Giorgio e Domenico Scaramella, Francesco e Antonio Cirillo. Il 61enne fu ucciso la sera del 19 aprile 2021, davanti alla figlia una coltellata al cuore, dopo una lite per un posto auto. Per i quattro imputati inizialmente era stato chiesto l’ergastolo.
L’omicidio di Maurizio Cerrato
Maurizio Cerrato intervenne, il 19 aprile 2021, in via IV Novembre, a Torre Annunziata, per aiutare sua figlia Maria Adriana. La ragazza aveva parcheggiato l’auto in strada dopo aver spostato una sedia segnaposto proprio sotto casa Scaramella. Al ritorno, aveva trovato una ruota squarciata.
Durante il cambio pneumatico, era iniziata la lite: nel parcheggio privato che si trova poco distante dalla loro abitazione erano giunti Giorgio Scaramella e sua sorella Rosa. Tra insulti e aggressioni – è la ricostruzione dei carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata – ad avere la peggio era stato proprio Giorgio Scaramella che, per vendicarsi, aveva chiamato i rinforzi, arrivati poco dopo sul posto. Antonio Cirillo ha, poi, confessato di essere arrivato sul posto armato di un coltello – forse lo stesso usato per squarciare la ruota – e di aver sferrato la coltellata mortale, proprio mentre Domenico Scaramella aveva aggredito Cerrato.