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Gianluca ucciso per gelosia, 20 anni al killer. Il papà: “Vergogna”

Arriva la condanna per l’omicidio di Gianluca Coppola. Il 27enne fu ferito Casoria l’8 aprile del 2021 a colpi di pistola, morendo il successivo 18 maggio, nel reparto rianimazione del Cardarelli di Napoli. La Corte di Assise di Napoli (prima sezione, presidente Teresa Annunziata) ha inflitto a 20 anni di reclusione a Antonio Felli, il giovane accusato dell’omicidio di Coppola.
I giudici hanno accolto le richieste dell’avvocato Dario Carmine Procentese, legale dell’imputato, ed escluso le aggravanti mafiosa e dei motivi abietti e futili.

Omicidio Gianluca Coppa a Casoria: arriva la condanna per Antonio Felli

Il sostituto procuratore di Napoli Ivana Fulco, lo scorso 30 giugno, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto l’ergastolo per Felli. “È stata esclusa la massima pena, l’ergastolo, – ha commentato Procentese, che ha anche annunciato ricorso in appello – ma c’è sempre amarezza per quello che è accaduto, a tutti gli effetti una tragedia”.

A Felli è stato contestato l’omicidio, il porto d’armi e le minacce. Nel decreto di fermo vennero anche contestati sia i futili e abietti motivi sia l’aggravante mafiosa che però poi caddero davanti al gip. Il 5 luglio 2021 Felli ha consentito agli inquirenti di ritrovare l’arma del delitto. Ai carabinieri si consegnò a distanza di 22 giorni dal delitto, precisamente il 30 aprile 2021. Nel febbraio 2021, infine, l’avvocato di Felli, prese le distanze, insieme con la famiglia, dai video pubblicati sul social Tik Tok che celebravano l’imputato.

La reazione dei familiari

In aula anche i familiari di Gianluca Coppola, con la Fondazione Polis ed il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. “La sentenza è una vergogna. Questa appena emessa è una condanna che di fatto autorizza chiunque ad armarsi e uccidere – ha detto Roberto Coppola, il papà di Gianluca -. Una pena tanto lieve per un omicidio così efferato, voluto dall’assassino, è una sconfitta che brucia l’anima e non solo la nostra. Giudici compresi”.

“A noi è toccato un ergastolo di dolore. Lo scontiamo a ogni respiro. Ma i giudici questo lo capiscono? Sono anche loro dei genitori? E sanno cosa si prova davanti a un letto vuoto dove dormiva un figlio che non c’è più? Hanno applicato la legge? Forse. Ma non la giustizia, che è un concetto che sempre più spesso nei tribunali manca totalmente”.
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