Omicidio di Massimo Lodeserto, Nino Capaldo di Frattamaggiore accusato di aver ucciso l’uomo e nascosto il corpo in una cantina in via San Massimo a Torino. La Procura ha chiesto 20 anni di carcere per il killer.
Omicidio di Massimo Lodeserto, la Procura chiede 20 anni di carcere
Nino Capaldo, un uomo di Frattamaggiore nato nel 1966, rischia una condanna a 20 anni di carcere per l’omicidio di Massimo Lodeserto. A poco più di un anno dal ritrovamento del cadavere nella cantina di un edificio in via San Massimo a Torino, avvenuto il 4 dicembre 2023, il pubblico ministero Marco Sanini ha richiesto ieri una pena di venti anni per l’assassino che ha confessato il crimine. Capaldo è accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Ha dichiarato di aver ucciso Lodeserto all’interno della sua cantina, colpendolo ripetutamente alla testa con un martello. I familiari della vittima avevano denunciato la sua scomparsa il 30 agosto 2023, dopo aver perso le sue tracce.
“Legittima difesa”
Inizialmente, a Capaldo era stata attribuita anche l’aggravante della premeditazione, ma questa non è stata confermata. “Ha agito in legittima difesa – afferma l’avvocato Gianluca Orlando, che rappresenta l’imputato – Quando si sono incontrati, Lodeserto portava con sé una pistola finta. Capaldo ha visto l’arma e credeva fosse autentica”. La vittima aveva con sé le chiavi del proprio appartamento. Capaldo le avrebbe prese, sarebbe tornato a casa sua e avrebbe riposto lì la pistola finta, successivamente rinvenuta dagli inquirenti. Inoltre, avrebbe nascosto il cadavere per oltre tre mesi, fino a quando le forze dell’ordine lo hanno scoperto dopo lunghe indagini. L’avvocato Orlando ha chiesto per il suo assistito l’assoluzione o, in alternativa, la riformulazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa.
Il movente
Nel 2014, Capaldo aveva già commesso un omicidio a Mondragone. Il giorno in cui ha ucciso di nuovo, si trovava agli arresti domiciliari. Secondo quanto ha confessato, il delitto avvenuto in via San Massimo sarebbe stato motivato da una questione di denaro. Non si trattava di un debito da estinguere, ma di una donna che, dopo aver intrapreso una relazione con Lodeserto, aveva iniziato a frequentare Capaldo, parlando di 100.000 euro che Lodeserto avrebbe guadagnato da un’attività comune. Capaldo avrebbe cominciato a sollecitare insistentemente quei soldi, contattando Lodeserto tramite telefonate e messaggi. Fino al 30 agosto, quando lo ha invitato a casa sua, in via San Massimo 33, per un chiarimento. Da quel momento, tutto è sfociato in tragedia.