Paure e speranze tra gli operai dello stabilimento Fca Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco per la fusione tra Fca e Renault. Tra disillusione e normalizzazione.
Gli operai della Fca di Pomigliano d’Arco in ansia per la fusione
La speranza, quella di tornare in fabbrica a tempo pieno, come non succede da 10 anni. La paura, quella di restare disillusi. Per gli operai dello stabilimento Fca Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco, la notizia della proposta di fusione tra l’azienda italo-statunitense e il colosso francese dell’automobile Renault è, per ora, un nuovo salto nel buio:
Siamo spaesati da ieri ho solo una domanda in testa. E ora che succederà?
A 24 ore dalla notizia, fuori dalla fabbrica – gioiello della Panda, prevale il dubbio. Dalla fusione ne nascerebbe una nuova società olandese con le azioni ridistribuite al 50 per cento tra i soci Fca e al 50 per cento a quelli di Renault. Con obiettivi e piano industriale tutto da definire.
Gli operai:
Ancora un’incognita per noi. Fusione vuol dire non solo migliorare ma anche razionalizzare, chiudere fabbriche, accorpare. Chi pagherà il prezzo dei tagli? Noi al Sud?
E ancora:
Sulla carta è una buona notizia, ma la storia ci ha dimostrato che le fusioni cambiano lo status quo. Abbiamo paura per il nostro lavoro.
Raffaele Manzo, operaio del reparto nastro:
Ci mettono ancora una volta alla prova saldatura, e dire che aspettiamo da 10 anni di sapere quale sarà il nostro futuro. Paghiamo le latitanze del governo che non è al nostro fianco in queste ore.
Mike Manley, l’ad del Lingotto, ha scritto una lettera ai dipendenti per spiegare il progetto:
Potrebbe richiedere più di un anno.
Spiega Stefano Birot, rsa Fiom:
L’azienda ci rassicura ma noi siamo molto preoccupati. La Francia è più forte di noi, il sindacato è molto influente e la bilancia potrebbe pendere dalla loro parte. Chi cederà? I lavoratori sono scossi dalla notizia. E la politica non ci aiuta. Attendiamo ancora un incontro pubblico con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio.