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“Le opere edili abusive destinate al sociale non vanno abbattute”

CARDITO. I manufatti abusivi che gli enti pubblici hanno destinato a uso sociale non potranno essere più demoliti. E questo grazie a una rivoluzionaria sentenza del giudice penale per le esecuzioni, che cambia completamente le carte in tavola a livello giuridico e spiana la strada al cosiddetto alternativo alla demolizione obbligatoria degli abusi: la vicenda è raccontata dal quotidiano Il Mattino.

Cosa è accaduto

Il giudice amministrativo si è espresso sul ricorso presentato dall’avvocato ischitano Lorenzo Bruno Molinaro – tra i maggiori esperti in materia di reati edilizi ed estensore di alcuni progetti di legge come il Ddl Falanga – su mandato del comune di Cardito.

In accoglimento dell’articolato ricorso proposto dall’avvocato Molinaro, la prima sezione del Tribunale, nella persona del giudice della Esecuzione Penale Serena Corleto, ha revocato, con propria ordinanza, l’ordine di demolizione di opere edili abusive emesso dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nel 2014 a seguito di sentenza di condanna passata in giudicato.

La vicenda

Oltre al Giudice penale, anche il Comune di Cardito, avvalendosi dei propri poteri repressivi, aveva ordinato la demolizione delle opere e, non avendovi il contravventore ottemperato nel termine assegnato per la spontanea ottemperanza, aveva conseguentemente acquisito le opere stesse al patrimonio, previa trascrizione del titolo nei registri immobiliari. Le opere abusive erano state, poi, destinate dallo stesso comune, con apposita delibera consiliare, a finalità di edilizia residenziale sociale sulla base di quanto previsto dalla legge.

Con la delibera consiliare in questione il comune, oltre a dichiarare la prevalenza dell’intesse pubblico alla conservazione delle opere, aveva, inoltre, anche dato atto dell’assenza di contrasto tra le predette opere e rilevanti interessi urbanistici, paesaggistici e di rispetto dell’assetto idrogeologico, così come stabilito dall’art. 31 del testo unico dell’edilizia (Tuel).

La revoca della demolizione disposta, nella specie, dal tribunale di Napoli, si basa dunque sul principio secondo cui l’acquisizione conservativa per finalità di housing sociale è incompatibile con la demolizione disposta dal giudice penale che, a differenza della sentenza, non passa mai in giudicato ed è sempre revocabile in presenza di un fatto nuovo, come può essere, appunto, l’acquisizione della costruzione abusiva al patrimonio dell’ente per motivi di pubblico interesse o il rilascio sopravvenuto di una concessione in sanatoria.

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