NAPOLI. Sarà molto difficile, per Luigi Di Maio e/o Matteo Salvini, mantenere una delle principali promesse della campagna elettorale: “Elimineremo la riforma Fornero”. La questione pensioni, infatti, è molto più complessa di quanto alcuni leader dei principali partiti italiani abbiano fatto trapelare nei mesi che hanno preceduto il voto del 4 marzo.
Pensioni, Bce: “No a passi indietro”
Eventuali passi indietro sulle riforme pensionistiche nella zona euro potrebbe mettere a rischio la sostenibilità dei conti pubblici. È quanto sostenuto in un articolo contenuto nell’ultimo Bollettino economico della Bce.
“Le dinamiche demografiche avranno implicazioni macroeconomiche e fiscali fondamentali per l’area dell’euro. In particolare, l’invecchiamento comporterà un calo dell’offerta di lavoro e avrà probabilmente effetti negativi sulla produttività” si legge nel testo dell’articolo che però non entra mai nel merito delle singole riforme dei Paesi membri.
Pensioni e spesa pubblica
Le pensioni in Italia: la legge Fornero
Tra i Paesi che hanno adottato riforme previdenziali in piena crisi economica c’è l’Italia, con gli interventi definiti dal governo Monti e che prendono il nome dalla responsabile del Lavoro Elsa Fornero.
Nella zona euro “l’implementazione di ulteriori riforme in questa area si rivela essenziale e non deve essere differita, anche in vista di considerazioni di economia politica”, affermano gli economisti, aggiungendo: “Mentre le riforme previdenziali concorreranno a ridurre l’effetto fiscale dell’invecchiamento della popolazione, le loro implicazioni macroeconomiche precise potrebbero variare considerevolmente a seconda della natura specifica di questi provvedimenti di riforma”.
In particolare, “l’aumento dell’età di pensionamento potrebbe ridimensionare gli effetti macroeconomici negativi dell’invecchiamento, grazie all’effetto favorevole sull’offerta di lavoro e sul consumo interno. Al contrario, la riduzione del tasso di sostituzione tenderà a contrastare in misura molto limitata tali effetti macroeconomici, mentre l’aumento delle aliquote contributive tenderà di fatto ad esacerbarli”.
Questi risultati sono confermati da simulazioni basate su modelli, affermano gli economisti, precisando però che si tratta di valutazioni generiche che “non consentono di trarre conclusioni relative ai piani di riforma dei singoli Paesi”.