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Poliziotta violentata a Napoli, la testimonianza della 33enne: “Mi sono ripresa la mia vita”

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La vittima
La vittima

Poliziotta violentata nel parcheggio del porto di Napoli: la sua testimonianza al Corriere della Sera a distanza di quasi un anno. Alessandra Accardo ricorda quei minuti interminabili: “Ero convinta che sarei morta lì e allora ho pensato a mia madre e a mio padre, pensavo che non meritavano di trovarmi così”.

Poliziotta violentata a Napoli, la sua testimonianza

Alessandra, la poliziotta napoletana che fu violentata poco più di un anno fa nel parcheggio del porto, ha voluto ricostruire quei minuti drammatici. “Non sentivo dolore. Aveva trovato una pietra per terra e con quella mi ha colpita forte non so quante volte. Mi ha staccato un’unghia a forza di sassate contro le mani. Mi ha colpito in testa. Mi ha dato un morso sulla guancia. Mi sbatteva la testa per terra e mi tirava i capelli così forte che ne ho persi ciocche intere. Sanguinavo dal volto, da un orecchio, dalle ginocchia lacerate perché mi ha trascinata dietro un gabbiotto. Ma io volevo sopravvivere e non sentivo alcun dolore. A un certo punto ho visto tutto nero, stavo soffocando. Gli ho detto se mi vuoi violentare perché mi stai ammazzando? Ma era una furia, non gli importava niente di me. Ero convinta che sarei morta lì e allora ho pensato a mia madre e a mio padre, pensavo che non meritavano di trovarmi così. Ho provato un dispiacere così profondo davanti a quel pensiero”.

La sua nuova vita

La giovane ha affrontato quanto avvenuto con forza e ha deciso di condividere il dolore per essere un esempio: “Ho deciso di metterci la faccia e parlare di quel che mi è successo. Le vittime vanno ascoltate, con rispetto. Condividere il dolore aiuta te e gli altri. Sento in questi giorni la famosa espressione “voglio essere l’ultima” sulla violenza di genere. Anche io l’ho pensato. E l’unico modo che ho per fare qualcosa è essere un modello. Oggi sono una donna felice. Ho un compagno che mi adora e che adoro, ho ripreso palestra, corso di ballo, lavoro. Mi sono ripresa la mia vita, e cerco di aiutare gli altri con la mia testimonianza”.

La condanna

Intanto il molestato, un cittadino bengalese, è stato condannato a 14 anni di reclusione in primo grado con le accuse di violenza sessuale e tentato omicidio.

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