PORTICI. Un aumento dell’indennità del sindaco e degli amministratori comunali di Portici del dieci per cento, reso possibile da una complessa interpretazione normativa, scatena una nuova polemica: lo riporta il quotidiano Il Mattino.
È stato il capogruppo di Articolo 1Mdp Mauro Mazzone a rendere noto che il 4 gennaio il compenso del sindaco Enzo Cuomo è stato rideterminato al rialzo ed ora ammonta a 4.340 euro e 72 centesimi lordi al mese, per un totale di 52mila euro annui, come per legge. E poiché le indennità di vicesindaco, assessori, presidente del consiglio comunale e i gettoni di presenza dei consiglieri sono parametrati al compenso del primo cittadino, tutti gli esponenti istituzionali troveranno più soldi in busta paga ogni mese.
La determina dirigenziale a firma del dirigente comunale alla municipalità che conferisce l’aumento porta il visto di regolarità anche del ragioniere capo. Lo stipendio del vicesindaco – scrive Il Mattino – passa da 2.872 a 3.255 euro mensili; gli assessori, che guadagnavano 2.280 euro al mese, arriveranno a prenderne 2.604, così come il presidente del consiglio comunale. I consiglieri comunali riceveranno circa 35 euro per ogni seduta di commissione o del civico consesso a cui prenderanno parte. Tutte le somme, ovviamente, sono lorde e fanno cumulo con eventuali altri introiti percepiti dagli esponenti istituzionali.
Le dichiarazioni
«È tutto regolare perché le leggi lo consentono, certo, ma l’aumento dal primo gennaio – sottolinea Mazzone – era una possibilità e non un obbligo. Insieme agli altri esponenti dell’opposizione abbiamo fatto una dura battaglia perché il sindaco Cuomo decadesse dalla carica di senatore della Repubblica prima che scattasse il suo diritto alla pensione ed ora assistiamo all’aumento della sua indennità da sindaco, piccolo ma dall’alto valore simbolico. È un altro schiaffo alle famiglie porticesi in difficoltà. Mi vengono in mente – chiosa Mazzone – le parole di Enrico Berlinguer, il quale affermava che quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi».
Mazzone fa riferimento ad una lunga polemica che è durata per l’intera estate 2017. Cuomo, infatti, è stato eletto sindaco di Portici l’11 giugno, ma è stato proclamato sindaco dalla Corte di Appello solo il successivo 20 luglio. Questo ritardo ha fatto slittare i tempi della decadenza dal Senato della Repubblica, avvenuta pochi giorni dopo la maturazione della pensione da parlamentare, che decorre dallo scorso 15 settembre. Così l’ex senatore, oggi sindaco, 53 anni, quando ne compirà 65 guadagnerà poco meno di mille euro al mese per il suo servizio parlamentare. Anche per stroncare le polemiche Cuomo comunicò la sua decisione di anticipare di tasca sua «una parte di queste risorse per dare un contributo concreto alla comunità finanziando ed istituendo borse di studio per gli istituti scolastici comprensivi della città in cui vivo e che amministro».
Detto, fatto. Cuomo ha messo a disposizione dei cinque istituti comprensivi del territorio altrettante borse di studio da mille euro per venire incontro alle necessità di studenti meritevoli e bisognosi fornendo anche rassicurazioni per il futuro: «Se e quando andrò in pensione continuerò a finanziare con queste risorse previdenziali del Senato la comunità in cui vivo auspicando che potranno beneficiarne tanti giovani cittadini».
Oggi, però, il primo cittadino porticese non intende entrare in una nuova polemica relativa alle sue finanze. «L’aumento delle indennità – chiarisce seccamente Cuomo – non è un atto che porta la mia firma, non posso e non voglio entrare nel merito di un provvedimento di esclusiva competenza dirigenziale che neppure conosco».
Parla, invece, chi quell’atto lo ha firmato, il segretario generale facente funzioni del Comune Maurizio Longo: «È una polemica che francamente non comprendo. Il taglio delle indennità degli amministratori pubblici non è stato prorogato per il 2018 dal Parlamento ed era doveroso da parte mia conformare le regole del Comune di Portici alle leggi dello Stato».
Se Cuomo non parla, a Mauro Mazzone risponde piccato un consigliere di maggioranza, Luca Manzo: «Se al mio collega stanno così a cuore le casse dell’ente, lo invito a rinunciare ai gettoni di presenza o a versarne una parte a favore di progetti per i cittadini».