Site icon Occhio Notizie

Lutto a Pozzuoli, studentessa di medicina morta stroncata dalla leucemia: Francesca Antonioli aveva 27 anni

pozzuoli studentessa Francesca Antonioli morta leucemia

Francesca Antonioli

Lutto a Pozzuoli dove nella giornata di ieri, lunedì 27 gennaio, è morta una studentessa di medicina: Francesco Antonioli aveva 27 anni ed è stata stroncata dalla leucemia contro cui combatteva dall’età di appena 14 anni.

Lutto a Pozzuoli, studentessa morta stroncata dalla leucemia

Pozzuoli è in lutto da ieri per la perdita di Francesca Antonioli, una studentessa di medicina di 27 anni. La giovane è venuta a mancare dopo una lunga battaglia contro la leucemia, iniziata quando aveva solo 14 anni. Il messaggio toccante della madre Cinzia in memoria della figlia recita: «Non ti dico addio, perché tu vivi in me; siamo ormai la terra e l’albero, la luce e il sole». I funerali si svolgeranno oggi alle 12 presso la Chiesa di San Gennaro.

Il messaggio di addio

Al dolore di familiari e amici si unisce anche quello dell’associazione degli studenti di Medicina e Chirurgia dell’Unina: «Francesca è stata una collega straordinaria, una presenza indimenticabile per tutti coloro che hanno frequentato l’Edificio 20 del nostro Policlinico. Tra un esame e l’altro, il suo sguardo e il suo sorriso hanno illuminato le giornate di molti, lasciando un’impronta profonda. Dopo anni di lotte contro una leucemia linfatica acuta, Francesca ci ha lasciati oggi, lasciando un vuoto difficile da colmare».

Il suo discorso

«La sua incredibile determinazione, la sua forza interiore e il suo amore per la vita rimarranno impressi nei cuori di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla. Francesca, continuerai a vivere nei ricordi di chi ha incrociato il tuo cammino e ha trovato ispirazione nella tua storia. Vogliamo onorare Francina attraverso le sue stesse parole, pronunciate nel 2023 durante l’inaugurazione dell’anno accademico. In quell’occasione, aprì il suo intervento con queste frasi: “Mi sono chiesta cosa avessi da dire al mondo, ai miei amici, alla mia famiglia, al mio paesino, in questa breve vita in cui ho inseguito questo sogno”».

Il sogno in una vita breve

Nel post di asmed unina dedicato alla memoria di Francesca, è stato condiviso un breve estratto del discorso che la studentessa tenne in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023: “Mi sono interrogata su cosa avessi da comunicare al mondo, ai miei amici, alla mia famiglia e al mio paesino, in questa vita così breve in cui ho inseguito un sogno. Ho compreso di essere molto diversa dalla ragazzina che si sforzava di tradurre ogni versione alla perfezione, che si imponeva aspettative eccessive. Mi sono chiesta quali fossero le cose veramente significative nella mia vita, quali tappe avessero segnato il mio cammino come persona, e ho realizzato che l’università non occupava il posto centrale che credevo avesse quando ero più giovane. L’università ha rappresentato per me un’importante risorsa, un supporto che ho continuato a sfruttare ogni volta che ne avevo l’opportunità. Sette giorni dopo il trapianto, in Dad, dalla camera sterile in cui si pongono i trapiantati, ho dato l’esame di anatomia patologica, con la morfina che entrava nelle mie vene e con una feroce infiammazione alla bocca. Ma ho scoperto che non l’ho fatto per quella pressione a cui siamo educati da questa società, da questo sistema. Lo studio è stato un’arma per me, semplicemente perché ha scandito il mio tempo, perché mi ha dato una routine, degli obiettivi a breve termine, perché mi teneva impegnato. Ma sarebbe potuto essere anche un hobby. Forse in un’altra vita, a sette giorni dal trapianto, ho finito di leggere “I pilastri della terra”. Non stavo rincorrendo la laurea, non ero entrata in un circuito tossico per cui meritavo l’applauso, perché nonostante tutto ce la stavo facendo. Stavo solo contando i giorni in questo modo. Qualche giorno pensavo che potrei morire senza realizzare il mio sogno di diventare medico”.

La nostra vita si svolge anche altrove

«All’inizio sono rimasta delusa, ma poi ho capito che la disperazione mi ha liberato. È davvero così fondamentale? Quali sono le cose che contano? Cosa ho detto di significativo? L’università non è il fulcro delle nostre esistenze, ma piuttosto un percorso formativo in cui ci inseriamo, senza però diventare schiavi di essa. Non voglio dire che non sia importante, ma la vita si trova altrove. Come individui, dobbiamo ricordare che non siamo solo studenti; non dobbiamo affrettarci a superare gli altri per raggiungere in fretta il traguardo, il titolo di “dottore in…”. La nostra vita si svolge anche altrove. E soprattutto, altrove. Questa società ci opprime e ci costringe a inserirci in una macchina spietata, dove il nostro valore sembra dipendere dalla nostra capacità di seguire il ritmo degli altri, di ottenere gli stessi risultati e di eccellere».

Exit mobile version