Una professoressa è stata arrestata per pedofilia a Castellammare di Stabia: si tratta di una docente della scuola media Catello Salvati aggredita da alcuni genitori. Le indagini erano state avviate due mesi fa.
Castellammare di Stabia, professoressa arrestata per pedofilia
Una clamorosa svolta nelle indagini condotte dai carabinieri, avviate due mesi fa dopo il tentativo di linciaggio di una docente della scuola media “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia. Su richiesta della Procura di Torre Annunziata, l’insegnante è stata arrestata con l’accusa di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione a compiere atti sessuali e corruzione di minorenne nei confronti di alcuni studenti.
Oggi, martedì 14 gennaio, i Carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia hanno arrestato una professoressa quarantenne, in servizio presso l’Istituto “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia, in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura della Repubblica. La docente è accusata di gravi reati, tra cui maltrattamenti, violenza sessuale, induzione a compiere atti sessuali e corruzione di minorenni, perpetrati ai danni di alcuni studenti, tutti sotto i 14 anni, della scuola media dell’istituto.
L’aggressione dei genitori di alcuni alunni
La presente vicenda procedurale ha origine dall’aggressione avvenuta il 14 novembre 2024 ai danni di un’insegnante, perpetrata dai genitori di alcuni alunni dell’Istituto C. Salvati. A seguito di questo episodio, sia la docente che uno dei genitori hanno subito lesioni personali.
Le indagini condotte in seguito alle denunce presentate da alcuni dei genitori coinvolti nell’aggressione hanno consentito di chiarire le circostanze che l’hanno originata. In particolare, a seguito di indagini approfondite condotte sia dai Carabinieri che da questo Ufficio, che hanno incluso l’audizione protetta di sei minori coinvolti, nonché l’analisi dei file audio estratti dai telefoni cellulari degli stessi e della docente, è emerso che quest’ultima, a partire da ottobre 2023, in qualità di insegnante di sostegno di uno dei minori, a cui venivano affidati anche gli altri alunni, avrebbe messo in atto ripetute condotte di natura sessualizzante. Durante l’orario scolastico, con la scusa di fornire ripetizioni, li avrebbe condotti in un’aula riservata della scuola dove avrebbe ripetutamente mostrato loro materiale video pornografico, avviato continui discorsi di natura sessualmente esplicita (inclusi riferimenti alle proprie esperienze “in materia” o suggerimenti su come e dove toccarsi o toccare, anche in zone intime, i partner), incoraggiato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali, arrivando persino ad abusare sessualmente di uno di questi studenti, praticando un rapporto orale nei suoi confronti.
Gli abusi
Inoltre, quando l’accesso alla saletta veniva negato, la professoressa creava un gruppo su Instagram chiamato “la Saletta”, dove si discutevano esclusivamente argomenti di natura sessuale. In questo contesto, la docente interagiva direttamente con gli studenti, instaurando un rapporto che appariva sostanzialmente paritario.
La posizione di inferiorità degli alunni nei confronti dell’insegnante, unita alle minacce da lei rivolte, come quella di farli bocciare, di incarcerare i genitori o di inviarli in comunità — minacce amplificate dalla sua presunta connessione con un membro delle Forze dell’Ordine — avrebbe spinto i minori a mantenere il silenzio riguardo ai comportamenti della docente.
La sospensione di uno degli studenti coinvolti ha spinto le vittime a confidarsi con i propri genitori riguardo ai comportamenti della docente, supportando le loro affermazioni con alcuni messaggi scambiati su Instagram e WhatsApp con l’insegnante.
Le indagini condotte dai Carabinieri della Sezione Operativa e della Stazione di Castellammare di Stabia, sotto la supervisione della Procura, hanno fornito importanti conferme alle dichiarazioni dei minori. Durante il sequestro del telefono dell’insegnante, sono stati trovati numerosi messaggi vocali inviati da lei agli studenti, oltre a materiale pornografico che corrisponde a quanto descritto dalle vittime durante le loro audizioni.
Le indagini
Le azioni attribuite all’indagata, per la loro gravità intrinseca e per il loro impatto negativo sul benessere psicofisico dei minori, hanno reso necessaria l’adozione della misura cautelare più severa: la custodia in carcere. Questa misura è obbligatoria per legge in caso di reato di violenza sessuale, quando ci sono esigenze cautelari che non possono essere tutelate in altro modo. Si è ritenuto che solo la custodia in carcere potesse prevenire il rischio di recidiva, considerando che la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico coinvolto. Inoltre, la misura meno restrittiva degli arresti domiciliari non avrebbe garantito un’efficace limitazione dell’accesso a Internet, aumentando il rischio di contatti con altri minori simili a quelli oggetto dell’indagine. Dopo le procedure di rito, l’indagata è stata trasferita al carcere femminile di Benevento.