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Riciclaggio di denaro del clan Mallardo: spunta il nome di Pier Luigi Boschi

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NAPOLI. Nei meandri dell’inchiesta sugli investimenti in Toscana da parte del clan Mallardo, si scopre un nome alquanto stridente, secondo gli inquirenti capitatovi quasi per caso. Si tratta di Pier Luigi Boschi, padre dell’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena.
Boschi, banchiere di professione, è comunque estraneo a ciascuna ipotesi di accusa dell’inchiesta: gli 007 dell’Antimafia sono arrivati a lui per capire come il boss avesse riciclato i proventi guadagnati con gli illeciti, arrivando così ai conti correnti di Mario Nocentini, imprenditore toscano.

Due sono i conti correnti che hanno portato al genitore dell’ex ministra, aperti presso la Banca del Valdarno: uno intestato a più persone, tra cui Boschi e Nocentini, l’altro intestato solo ai due. La storia risale a circa vent’anni fa, periodo in cui Boschi era segretario della Coldiretti: la società L’Orcio aveva fatto richiesta di finanziamento per realizzare un camping, mai costruito, per cui è in atto la restituzione della somma.

Questa è la ragione per cui il nome del banchiere è accostato a quello dell’imprenditore, a sua volta nel mirino dei pm napoletani che indagano sul riciclaggio dei soldi di organizzazioni malavitose.
I pm Sasso del Verde e Ribera del pool antimafia, guidato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, indagano sulle ipotetiche strade imboccate da Mallardo per espandersi dal giuglianese a buona parte del capoluogo partenopeo. Per ora si sa che, grazie a Domenico Pirozzi, imprenditore indagato, il boss ha investito grandi capitali in Toscana, specialmente ad Arezzo. Gli inquirenti hanno individuato due società con sede a Figline Valdarno, che secondo loro «sono state create e stabilmente utilizzate per un decennio circa ai fini del riciclaggio e del reimpiego in attività economiche lecite di capitali provenienti dalle casse del clan». Una di esse è la “Edil Europa 2 srl”.

Ecco spiegata la presenza di Mario Nocentini, socio al 49% della “Edil Europa 2” dall’aprile 2005 all’agosto del 2012. Attraverso vari accertamenti patrimoniali, la squadra mobile ricerca somme di denaro che il clan farebbe passare in società di edilizia privata in Toscana.
«Non vi è prova che il Nocentini fosse consapevole della provenienza fornita dai Liccardo-Mallardo e non vi è prova che Nocentini fosse consapevole della provenienza di detta somma dalla cassa del clan Mallardo amministrata da Antimo Liccardo». Così il gip Dario Gallo ha escluso dalle accuse l’imprenditore toscano, per il quale la Procura aveva chiesto il sequestro dei conti correnti. «Scarsamente significative ai fini della congruenza dell’ipotesi di accusa – prosegue il gip – sono le anomalie rilevate nell’operatività economica del Nocentini nella società e la sostanziale rinuncia, da parte del Nocentini, del credito da lui vantato nei confronti della società». Si parla di un credito superiore a 250mila euro. «Pur volendo ragionevolmente ipotizzare che detta differenza sia stata corrisposta al Nocentini a nero e pur volendo ipotizzare che la provvista sia stata fornita dai Liccardo-Mallardo non vi è prova che Nocentini fosse consapevole della provenienza della somma». Ergo, viene «escluso il fumus del concorso nel reato».

 

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