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Disfunzione erettile? Un ragno potrebbe aiutarvi

Il Phoneutria nigriventer è il giusto nome scientifico, in greco antico significa assassina, ma è conosciuto molto comunemente come il ragno delle banane o ragno vagante Brasiliano. Il Guinness World Record lo ha nominato il ragno più velenoso del mondo, Il veleno del ragno delle banane è molto potente (LD50 0,13mg/kg), sette volte superiore a quello della vedova nera. È un veleno neurotossico, denominato PhTx3. Contiene una varietà di tossine che hanno in comune la capacità di agire, bloccando, i canali neuronali del sodio.
In età adulta raggiunge i 17 cm di diametro comprese le zampe distese è diffuso in Brasile (soprattutto nel comune di Campinas, nello stato di San Paolo), in Argentina settentrionale, Uruguay, Paraguay e nel Venezuela, vive soprattutto nella foresta amazzonica e atlantica.

Non costruiscono ragnatele e si muovono durante la notte, non amano il sole e preferiscono nascondersi in luoghi bui e coperti in pezzi di tronco, sotto le rocce, nelle bromeliacee (ananas), nei caschi delle banane ma anche nelle abitazioni, nascosti nelle scarpe, nei vestiti o nei sacchetti della spazzatura, dove possono morsicare se accidentalmente disturbati. E’ un ragno che assomiglia alle tarantole, ma è meno tozzo è molto agile, scattante e veloce una dose del suo veleno può uccidere un topo di 20 grammi di massa corporea.

Nel caso di puntura sugli esseri umani i primi sintomi sull’organismo sono tachicardia, vomito, diarrea, parestesia. La morte sopraggiunge anche a causa di un eventuale shock anafilattico. Può sopraggiungere la morte per arresto cardiaco o per asfissia è disponibile un antidoto specifico al veleno, dal 1996 non si sono più registrati casi di morte.

Come può un ragno aiutare chi soffre di disfunzione erettile?

Gli scienziati dell’università federale di Madras, in Brasile, hanno dimostrato che il morso di questo ragno su un soggetto di sesso maschile, oltre ai vari sintomi citati, il veleno provoca una dolorosa erezione della durata di circa 4 ore. In una ricerca, pubblicata sul “Journal of Urology”, Continua a leggere…

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