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Rissa tra detenuti durante una partita di calcio: tensione nel carcere di Nisida

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Foto di repertorio

Rissa tra detenuti durante una partita di calcio disputata all’aperto: tensione nella mattinata di oggi, venerdì 17 marzo, nel carcere minorile di Nisida. La denuncia del SAPPE. Uno di loro, coinvolti della zuffa, avrebbe tentato di colpire gli “avversari” con una mazza.

Carcere di Nisida, rissa tra detenuti durante una partita di calcio

Questa mattina, mentre i detenuti del carcere minorile di Nisida stavano disputando una partita di calcio all’aria, nasceva un forte scontro verbale tra stranieri e napoletani, gestito alla meglio dal personale di Polizia Penitenziaria in servizio”, spiega Federico Costigliola, coordinatore regionale per i minori per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Pochi minuti dopo, però, la situazione degenerava ulteriormente poiché un detenuto straniero, impossessandosi presumibilmente di una mazza, cercava di colpire alcuni detenuti napoletani. Il personale di Polizia Penitenziaria in servizio tentava di fermare il detenuto straniero cercando di disarmarlo, ma tale tentativo non solo non riusciva a sedare la rissa ormai innescatasi, ma vedeva anche un Agente di polizia penitenziaria procurarsi un serio infortunio. Con la situazione ormai fuori controllo, detenuti napoletani e detenuti stranieri se le davano di santa ragione tanto da ferire pesantemente il detenuto straniero promotore di tali disordini. Solo l’intervento in massa del personale di Polizia Penitenziaria in servizio riusciva poi a riportare la situazione alla calma e a ripristinare la sicurezza dell’istituto”.

La denuncia

“Va fatta, inevitabilmente, un’attenta analisi di quanto sta accadendo nel Distretto Minorile Campano, dove si vedono i 2 carceri minorili alle prese con continui disordini, derivanti dell’assegnazione presso detti istituti, di tutta quell’utenza straniera proveniente dal nord Italia. È ormai evidente che tra l’utenza straniera proveniente dal nord e l’utenza campana, non vi è possibilità di civile convivenza dal momento in cui questo tipo di dinamiche si presentano ormai con una frequenza altissima e spesso, chi deve farsi carico di tutte le problematiche ed i rischi che ne conseguono, è il personale di Polizia Penitenziaria che, purtroppo, vive da mesi il proprio luogo di lavoro come una trincea e non più come un luogo di ospitalità, di rieducazione, di insegnamento e di confronto, ed è a loro che va tutta la vicinanza ed il sostegno del SAPPE”.

“Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dell’universo penitenziario minorile”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. Da anni, specie da quando la politica ha deciso che anche i maggiorenni fino a 25 anni possono essere ristretti nelle carceri minorili, abbiamo chiesto inutilmente ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé. Anche questa clamorosa giornata ad alta tensione conferma, purtroppo, che avevamo ragione ed abbiamo ragione”.

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