Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Sant’Anastasia? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Sant’Anastasia, il clan D’Ambrosio
Camorra: il clan più potente della zona di Sant’Anastasia, il clan D’Ambrosio, la storia
La “carriera criminale” di Roberto D’Ambrosio, detto “ciccarella”, originario del Rione Caravita di Cercola, iniziò nel 2000 come affiliato del clan Fusco-Ponticelli, sotto il comando di Gianfranco Ponticelli.
Il clan Fusco-Ponticelli aveva le sue radici a Cercola e San Sebastiano al Vesuvio ed era in conflitto con l’antagonista clan Sarno.
Roberto D’Ambrosio, cercava l’autonomia e aveva intenzione di gestire le estorsioni nei comuni del vesuviano a ridosso dei quartieri della periferia orientale di Napoli.
A causa della sua volontà di iniziare a gestire autonomamente gli affari illeciti, Roberto D’Ambrosio fu vittima di un agguato, nel quale rimase solo ferito.
L’avvertimento punitivo, nei confronti di Roberto D’Ambrosio, che era un palese messaggio a non procedere indipendentemente nella gestione degli affari, portava la firma dei boss del clan Ponticelli.
Durante la sequenza di arresti e pentimenti che decretò la fine dell’era del clan Sarno, Roberto D’Ambrosio, passò prima nel clan Anastasio e poi nel clan De Micco, i cosiddetti “Bodo” di Ponticelli.
Roberto D’Ambrosio: dopo il lungo periodo di detenzione
Successivamente a blitz delle Interforze dello Stato nei confronti di diversi clan della zona di Ponticelli, anche Roberto D’Ambrosio fu arrestato e condannato ad un lungo periodo di detenzione.
Tornato in libertà, Roberto D’Ambrosio, si inserì nel clan Schisa-De Luca Bossa-Minichini.
Presto, Roberto D’Ambrosio, costituì un clan compagine, referente del clan Schisa-De Luca Bossa-Minichini, che operava nel comune di Cercola, con il compito esclusivo della riscossione delle estorsioni e dello spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indipendenza: Il clan D’Ambrosio a Sant’Anastasia
Nel novembre del 2017, un blitz delle Interforze dello Stato decimò il clan De Micco facendo scattare le manette per 23 figure di spicco dell’organizzazione criminale.
In carcere finirono il boss Luigi De Micco, il killer Antonio De Martino e altri personaggi apicali che consentivano di preservare la continuità del clan e il controllo del territorio. Quello fu un evento che indebolì il clan egemone a Ponticelli e che creò le circostanze propizie che favorirono l’ascesa del cartello costituito dai vecchi clan di Napoli est.
Il clan D’Ambrosio, a tutti gli effetti una ramificazione del clan Schisa-De Luca Bossa-Minichini nel comune di Cercola, compresa la frazione di Caravita, sul territorio di Sant’Anastasia e zone limitrofe, riuscì ad imporsi come gruppo autonomo.
Il clan D’Ambrosio divenne indipendente ed egemone a Sant’Anastasia.
Il clan D’Ambrosio: il terrore che invase Sant’Anastasia
Raid intimidatori, ordigni esplosivi, agguati, estorsioni violente, minacce di morte, erano solo alcuni dei metodi di intimidazione che il clan D’Ambrosio perpetrava nei confronti di tutti i cittadini e le attività commerciali di Sant’Anastasia, per far pagare le estorsioni.
Commercianti, imprenditori, prostitute e addirittura gli inquilini delle case popolari dovevano pagare il “pizzo”.
Chi non avesse avuto intenzione di pagare, prima riceveva una visita dagli “esattori” e veniva avvertito, poi veniva convocato in luogo preciso e minacciato e, infine, se avesse insistito nel non pagare, rischiava torture e anche la morte.
In via Lagno Maddalena a Sant’Anastasia, zona denominata in gergo “sopra al lagno”, in uno spiazzo ubicato nei pressi dell’abitazione di Massimiliano Baldassarre, veniva convocato chi doveva pagare il “pizzo”, i prestiti dello “strozzinaggio” e tutte le altre imposte illecite che il clan D’Ambrosio applicava.
Luogo del terrore “sopra al lagno”, dove furono messe in pratica azioni atroci, di punizione e convinzione.
Il clan D’Ambrosio: lo squadrone del terrore
Tra i fedelissimi affiliati spietati del clan D’Ambrosio, noti come “gli amici di Cercola”, che eseguivano azioni punitive, attentati, torture e altre attività di vero e proprio terrorismo, c’erano:
- Massimiliano Baldassarre, detto “a serpe”
- Arca Baldassarre, sorella de “a serpe”
- Fiorentino Eduardo Mammoliti, nipote dei fratelli Salvatore Solla e Bruno Solla, fedelissimi del clan De Luca Bossa, uccisi in due distinti agguati di camorra.
- Raimondo Tubelli, cognato di Fiorentino Eduardo Mammoliti
- Ferdinando Gerardo Russo
- Sbrescia Antonio
Relazione Dia
Dai risultati delle indagini svolte sul campo e riportate nella relazione Dia aggiornata al 2023 e pubblicata dal Ministero dell’Interno, si evince che sul territorio di Sant’Anastasia permane egemone il clan D’Ambrosio.
Nonostante i duri colpi inferti dalle Interforze dello Stato al clan D’Ambrosio, che hanno portato all’arresto di soggetti apicali e al sequestro di enormi quantitativi di sostanze stupefacenti, armi, beni immobili ed ingenti somme di denaro per svariati milioni di euro, l’organizzazione criminale ha dimostrato grandi capacità di resistenza.
Infatti, nel comune di Sant’Anastasia e zone limitrofe il clan D’Ambrosio è ancora presente e persiste nelle proprie attività illecite, attraverso cellule che sono riuscite a mantenere integri i rapporti con alleati, come il clan Schisa-De Luca Bossa-Minichini e una rete consolidata di fornitori e fiancheggiatori.
Il clan D’Ambrosio continua ad avere il controllo della gestione degli affari illeciti, delle estorsioni e delle principali piazze di spaccio nelle aree di proprio interesse.
Il clan D’Ambrosio oggi
Nonostante l’arresto del feroce boss Roberto D’Ambrosio e dei suoi fedeli luogotenenti, nuove generazioni di ras e nuove leve hanno dato continuità all’organizzazione criminale D’Ambrosio, che ha rinforzato i ranghi ed è diventata ancora più violenta, se possibile.
Dimostrazioni di potere, attraverso “stese”, pestaggi e aggressioni, rimangono i modi di avvertimento.
Ordigni esplosivi, automobili in fiamme, devastazioni di attività commerciali, di cantieri edili e omicidi, sono ancora i metodi utilizzati per convincere a pagare chi non vuole “collaborare”.
Il clan D’Ambrosio ha messo in atto un riassetto della linea di comando convergente e compatta, per mantenere saldi i rapporti di alleanza con altri gruppi e ha schierato nuova “fanteria”, riuscendo a potenziare il lato “militare”, assicurandosi il pieno controllo di Sant’Anastasia e zone limitrofe. Avendo dimostrato enormi capacità di rigenerazione e continuità, il clan di camorra più potente di Sant’Anastasia è il clan D’Ambrosio.