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Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Sant’Antimo | La storia e i protagonisti, il clan Puca

Sant'Antimo la chiesa Principale
Sant'Antimo la chiesa Principale
Sant'Antimo la chiesa Principale

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Sant’Antimo? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Sant’Antimo, il clan Puca

Camorra: il clan più potente della zona di Sant’Antimo, il clan Puca, la storia

Il clan Puca venne fondato da Giuseppe Puca e Pasquale Puca negli ‘70. Giuseppe Puca iniziò la sua “carriera criminale” nella Nco di Raffaele Cutolo, detto ‘o Professore vesuviano, che conobbe nel carcere di Poggioreale. Giuseppe Puca, detto ‘o Giappone, per i suoi tratti orientali, in breve tempo si guadagnò la fiducia e il rispetto di Raffaele Cutolo, che gli conferì il ruolo di capo zona di Sant’Antimo, suo paese natale.

Giuseppe Puca
Giuseppe Puca

La fuga geniale de ‘o professore vesuviano dal “manicomio” giudiziario

All’inizio del 1978, Giuseppe Puca, andava spesso a trovare Raffaele Cutolo nella struttura di igiene mentale giudiziaria di Aversa, strutture che una volta si chiamavano “manicomi”, dove, ‘o Professore, abilmente si fece trasferire, riuscendo a farsi fare un certificato che affermava, falsamente, una infermità mentale. Ovviamente, Raffaele Cutolo, aveva più di un motivo per farsi trasferire, in primis perché i controlli dei manicomi erano meno rigidi del carcere e poi, perché, probabilmente, aveva già un suo progetto, che da lì a poco avrebbe messo in atto.

Giuseppe Puca, che non aveva nessun legame di parentela con Raffaele Cutolo, utilizzando documenti falsi, passava i controlli d’ingresso del manicomio risultando come parente, precisamente come cugino de ‘o Professore e durante gli incontri, organizzarono una clamorosa evasione. La sera di domenica 5 febbraio 1978, Rosetta Cutolo, sorella di Raffaele Cutolo, e ‘o Giappone, a bordo di un’Alfa romeo, giunsero in piazza Santo Spirito, davanti al manicomio, Giuseppe Puca piazzò dell’esplosivo sul muro di cinta e facendo saltare in aria un’intera parete, riuscì a far evadere ‘o Professore vesuviano per poi scappare, tutti e tre, a tutta velocità in auto.

Durante la fuga tra le strade di Aversa, ci fu anche un imprevisto, si imbatterono in un ingorgo, ma o’ Giappone, senza pensarci troppo, imbracciò un mitra e iniziò a sparare in aria e creando un varco tra le auto, passarono senza problemi. Raffaele Cutolo venne portato in una località segreta, da dove continuò la sua ascesa. La macchina utilizzata per la fuga, venne ritrovata incendiata nella stessa serata a Casandrino, comune confinante con quello di Sant’Antimo.

Sant'Antimo palazzine popolari
Sant’Antimo palazzine popolari

La guerra tra la Nco e la Fratellanza napoletana

Tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 la Nco con a capo il superboss ‘o Professore vesuviano, sua sorella, Rosetta Cutolo e Vincenzo Casillo, detto ‘o Nirone, divenne così potente che personaggi del calibro di Michele Zaza, Luigi Giuliano, Luigi Vollaro, Carmine Alfieri, Antonio Bardellino, Mario Fabbrocino, Pasquale Galasso, Angelo Moccia, Lorenzo Nuvoletta, Angelo Nuvoletta, Valentino Gionta, Michele D’Alessandro, Umberto Ammaturo e Giuseppe Misso, si videro costretti ad allearsi e fondarono, così, la Fratellanza napoletana. Sia boss di clan di camorra, che “pungiuti”, ovvero, rappresentanti di Cosa nostra in Campania, che volevano arrestare l’ascesa di Raffaele Cutolo, dichiararono guerra a ‘o Professore vesuviano.

Tra la Nco e la Fratellanza napoletana, iniziò una faida così feroce e sanguinaria che fece tremare l’Italia intera. A terra, rimasero migliaia di morti, di entrambe le fazioni e innocenti uccisi per errore, perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il clan Puca e il massacro a Sant’Antimo

Nel 1982, nel mezzo del conflitto, venne ucciso il fratello di Giuseppe Puca, Aniello Puca. A seguito di quell’omicidio, a Sant’Antimo, per vendetta, i Puca dettero inizio a un massacro. In meno di 12 ore compirono 6 esecuzioni. Un gruppo di fuoco composto da Costantino Petito, detto “Francuccio Puliciotto”, da Vincenzo Di Domenico, detto ‘o Pazz e Mauro Marra, fece fuori Mattia Di Matteo, esecutore materiale dell’omicidio di Aniello Puca, Giovanni Cioffi e Franco Di Domenico. La stessa sera vennero uccise anche tre donne della famiglia Di Matteo, Angela Ceparano, Patrizia Di Matteo, Francesca Di Maggio, rispettivamente madre, sorella e moglie di Mattia Di Matteo.

Sant'Antimo operazione dei Carabinieri
Sant’Antimo operazione dei Carabinieri

Dal massacro si salvò solo un bambino di tre anni. La Polizia di Stato lo trovò piangente dietro ad un divano, accanto al corpo di sua madre, Francesca Di Maggio. Il bagno di sangue, non avvenne solo per vendicare l’omicidio di Aniello Puca, ma anche, perché i Di Matteo erano a conoscenza di segreti scottanti sulla Nco, appresi durante i colloqui in prigione con Antonio Di Matteo, in un periodo detenuto con Pasquale D’Amico, detto ‘o Cartunato, nel supercarcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno, dove era recluso anche il superboss Raffaele Cutolo. Pochi giorni dopo la strage messa in atto a Sant’Antimo, Antonio Di Matteo, venne trovato impiccato nella sua cella. Nell’immediato si parlò di suicidio, poi, si scoprì che venne ucciso da ‘o Cartunato, su ordine de ‘o Professore vesuviano.

L’omicidio del Maresciallo Andrea Mormile: “Deve morire, mi rovina gli affari”

Venerdì 3 settembre 1982 venne ucciso Andrea Mormile, Maresciallo della Polizia di Stato dei Falchi, freddato in una piazza di Frattaminore. Giuseppe Puca, venne sospettato dell’omicidio, in quanto il Maresciallo Andrea Mormile, con le sue operazioni anti camorra, intralciava gli affari de ‘o Giappone a Sant’Antimo.

Sant'Antimo operazione dei Carabinieri
Sant’Antimo operazione dei Carabinieri

L’agguato venne messo in atto, utilizzando un’auto Volkswagen Jetta di colore verde. A bordo dell’auto c’era un commando di 4 persone compreso ‘o Giappone, che arrivò a tutta velocità nella piazza di Frattaminore, dove si trovava il Maresciallo Andrea Mormile e lo uccisero sparandogli, ferendo anche altre due persone. Il commando ripartì a gran velocità, ma il manto stradale era molto scivoloso e chi era al volante, perse il controllo dell’auto, che impattò violentemente contro un marciapiede, con il conseguente scoppiò di una ruota. Non riuscendo a ripartire con la Volkswagen Jetta, i 4 killer scesero dalla vettura e con armi in pugno bloccarono una Simca che in quel preciso momento transitava nei pressi della piazza. Minacciando il proprietario con le armi e scaraventandolo fuori dall’auto, se ne impossessarono, riuscendo a scappare a tutt’andare. La Simca venne ritrovata a Scampia, a Napoli, nel quartiere Marianella e la Volkswagen

Jetta, risultò rubata, due giorni prima dell’omicidio, in una zona tra Afragola e Frattamaggiore. L’agguato al Maresciallo Andrea Mormile, in parte, passò “sottovoce”, un po’ in secondo piano, in quanto i media si focalizzarono su quanto accadde a Palermo, la stessa sera, alle 21.15, quando un altro commando uccise il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la sua giovane moglie Emanuela Setti Carraro e l’Operatore della Polizia di Stato che gli faceva da scorta, Domenico Russo, di Santa Maria Capua Vetere.

L’accusa dell’omicidio di Vincenzo Casillo

Giuseppe Puca, nel gennaio 1983, venne sospettato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Casillo, braccio destro di Raffaele Cutolo e del ferimento di Mario Cuomo, uno dei ras della Nco. Secondo gli inquirenti fu ‘o Giappone a piazzare, collegando l’innesco all’acceleratore, l’esplosivo nell’auto di Vincenzo Casillo, che uccise quest’ultimo e fece perdere le gambe a Mario Cuomo. L’auto era parcheggiata davanti all’abitazione di Vincenzo Casillo, nei pressi di Forte Boccea, dove si trovava anche la sede del Sismi. Entrati in macchina, Vincenzo Casillo inserì le chiavi nel quadro e fece per mettere in moto e non appena diede un colpo di acceleratore ci fu una enorme deflagrazione.

Sant'Antimo la chiesa Principale
Sant’Antimo la chiesa Principale

I moventi e gli autori dell’agguato non vennero mai realmente individuati, vennero fatti diversi processi, ma nessuna sentenza definitiva venne mai pronunciata. Vennero fatte diverse ipotesi, dato il suo crescente potere, anche un suo presunto distacco dall’organizzazione di Raffaele Cutolo, tra l’altro vantava amicizie importanti con servizi segreti, politici, imprenditori, massoni e banchieri, vista la sua sempre più assidua presenza a Roma.

Sia Raffaele Cutolo che Giuseppe Puca vennero processati per l’omicidio di Vincenzo Casillo, ma entrambi, con fermezza, negarono ogni coinvolgimento.

L’arresto del boss Giuseppe Puca dopo la morte di Vincenzo Casillo e il caso Enzo Tortora

Dopo la morte di Vincenzo Casillo, Giuseppe Puca divenne il luogotenente principale di Raffaele Cutolo. Ma, nel marzo 1983, a Lecce, nel corso di una maxi retata contro la Nco, venne arrestato, mentre era in compagnia dell’amante Assunta Catone ed altri complici, tra i quali Antimo Petito e Vincenzo Di Domenico. Nell’agenda de ‘o Giappone, rinvenuta sul posto dagli Operatori delle Interforze dello Stato, verranno trovati nell’elenco telefonico nomi importanti di camorristi, imprenditori e costruttori, tra i quali, inizialmente si pensava ci fosse il cognome Tortora, in riferimento a Enzo Tortora, il famoso conduttore televisivo, che poi risultò essere Tortona, un imprenditore campano.

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Enzo Tortora

La morte di Giuseppe Puca e il passaggio di potere

Giuseppe Puca fondatore dell’omonimo clan, divenuto poi luogotenente fidato di Raffaele Cutolo, venne ucciso in un agguato camorristico proprio a Sant’Antimo, martedì 7 febbraio 1989. Il comando del gruppo Puca passò agli elementi storici della sua famiglia, ai giovani ras e le nuove generazioni.

La “guerra” a Poker Texas Hold’em dei clan di camorra per spartirsi Sant’Antimo, i partecipanti:

I clan Petito, Ranucci, Verde e Puca, ma il clan Puca fa pokerissimo

Dopo la morte dello storico boss Giuseppe Puca, a Sant’Antimo è iniziato un periodo in stile guerriglia urbana, da parte di diversi gruppi, per accaparrarsi il controllo degli affari illeciti sul territorio. Uno dei clan nemici capitali dei Puca, quasi da sempre, anche durante i primi periodi del gruppo, è il clan Verde. Con il clan Verde, il clan Puca ha sempre avuto un viscerale contrasto, solo in un periodo degli anni ‘80, quando il clan Puca sosteneva la Nco, l’organizzazione criminale comandata da ‘o Giappone, era definita “la batteria” da combattimento più sanguinaria, potente e pericolosa d’Italia. Ma a seguito della morte del boss Giuseppe Puca, il clan Verde subito ha approfittato del momento di riassetto del gruppo rivale, ma sempre incontrando difficoltà.

Sant'Antimo arresti

I contatti, le infiltrazioni, le ramificazioni e la potenza di fuoco del clan Puca non sono mai stati semplici da sopraffare. Inoltre, con l’entrata in gioco di altri gruppi, rinvigoriti da nuove leve e pieni di desideri espansionistici come i clan Petito e Ranucci, si è venuta a creare un’atmosfera da far west. Più clan, che vogliono prevalere l’uno sull’altro, per gli stessi motivi e per lo stesso territorio, Sant’Antimo. Ma per utilizzare una metafora, in questa partita a “pocher”, il ras del clan Puca, è stato fortunato ed ha avuto la mano vincente. I maxiblitz delle Interforze dello Stato hanno avuto successo e hanno portato ad ottimi risultati. Quasi tutti i clan in “gioco” sono stati decimati, o fortemente indeboliti. Il clan Puca, semplicemente, è quello con le radici più salde sul territorio di Sant’Antimo ed è quello un po’ più difficile da estirpare completamente, per tale motivo se ne percepisce ancora la presenza.

La relazione Dia

La relazione Dia aggiornata al 2023, pubblicata dal Ministero Dell’Interno, restituisce un quadro dei clan di camorra presenti nel comune di Sant’Antimo, come un insieme di clan contrapposti tra loro, ma con il clan Puca egemone, soprattutto nelle attività che riguardano il traffico di armi, il traffico di sostanze stupefacenti, l’infiltrazione nelle attività dell’amministrazione pubblica, con l’imposizione di candidati e tecnici di propria scelta, manipolazioni di gare d’appalto dei lavori pubblici, la gestione dei rifiuti e dei cantieri. Inoltre, il controllo delle estorsioni, alle attività commerciali, ristorazione e negozi di abbigliamento e le piazze di spaccio, permangono una delle fonti di guadagno maggiore, con introiti illeciti di migliaia di milioni di euro annui. Le operazioni di contrasto e prevenzione, hanno fatto registrare nel comune di Sant’Antimo, una sensibile diminuzione delle attività illecite e degli atti criminali, ma bisognerà incrementare ancora le forze, per estinguere completamente il fenomeno della camorra in quest’area.

Dia
Dia

Il clan Puca oggi

Attraverso nuovi ras, ricambi generazionali, l’affiliazione di nuove leve, ma anche storici fiancheggiatori, nonché una significativa potenza “militare”, il clan Puca riesce a gestire gli affari illeciti e a controllare il territorio di Sant’Antimo e porzioni di zone limitrofe. Una significativa capacità è stata acquisita nell’inserimento, da parte di elementi apicali del clan, anche in nuove tipologie di affari, creando collegamenti con imprenditori, funzionari finanziari, bancari, e politici. Nel “sottobosco” del clan, gli affari più proficui, permangono le basi di spaccio, le estorsioni e gli omicidi.

Ma il clan Puca è riuscito, nel corso degli anni, a cucirsi addosso un abito “elegante”, fatto su misura, per riuscire a passare inosservato negli ambienti dove attraverso investimenti, attività con prestanomi, creazioni di società di comodo, di ogni tipo, come società di compravendite di terreni e di immobili, società di import-export di prodotti di abbigliamento contraffatto o di prodotti alimentari, per riuscire con facilità a “pulire” e riciclare denaro. L’organizzazione criminale resta composta da soggetti sanguinari e feroci, che fanno affari illeciti e il clan più potente di Sant’Antimo è il clan Puca.

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