Martedì prossimo 25 marzo si terrà la prima udienza nel processo per l’omicidio di Santo Romano, morto a San Sebastiano al Vesuvio. La famiglia e il deputato Borrelli lanciano un appello per chiedere giustizia. Lo riporta Il Mattino.
Santo Romano morto a San Sebastiano al Vesuvio, al via il processo
La prima udienza per l’omicidio di Santo Romano è programmata per il 25 marzo alle ore 11 presso il tribunale per i Minorenni di Napoli, situato ai Colli Aminei. La famiglia del giovane ha lanciato un appello, invitando tutti a postare sui propri profili social e a condividere aggiornamenti di stato con la frase: “Giustizia per Santo”. Questo gesto rappresenta un segnale di solidarietà e un modo per far sentire le proprie voci, come spiega Filomena De Mare, madre di Santo: «Non dimenticatelo, utilizziamo i social per fare qualcosa di positivo. Il 25 marzo scriviamo tutti: “Giustizia per Santo”». Santo Romano è stato tragicamente ucciso a soli 19 anni, nella notte tra l’1 e il 2 novembre scorso, a San Sebastiano al Vesuvio, colpito da un solo proiettile al cuore.
L’omicidio
È stato ucciso per aver cercato di fare da mediatore durante una lite scaturita per motivi banali, come riportato nell’avviso di chiusura delle indagini del pubblico ministero della Procura per i Minorenni, che ha indicato un diciassettenne come responsabile. La controversia è iniziata a causa di una scarpa calpestata, scatenando la reazione del giovane, che ha sparato due colpi di pistola: uno ha colpito Santo al cuore, mentre l’altro ha ferito un amico al gomito.
Il deputato Francesco Emilio Borrelli, ancora una volta al fianco della famiglia, ha condiviso sui social una foto di Santo: «Saremo presenti per offrire supporto e forza alla famiglia. Questa immagine li ritrae felici e uniti prima della tragedia. Per loro, per i parenti e gli amici, ‘il fine pena mai’ è iniziato il giorno in cui Santo è stato ingiustamente ucciso. Per questo motivo, ci aspettiamo una pena esemplare».
“Mamma Mena”, come la chiamano affettuosamente i giovani, porta nelle scuole messaggi e campagne di sensibilizzazione contro la violenza. Durante questi incontri, si creano momenti di dialogo e confronto in cui i ragazzi possono porre domande e condividere le proprie esperienze. “Ascoltando le sue parole, ho realizzato quanto possa preoccuparsi mia madre ogni volta che esco la sera”, confida un ragazzo, visibilmente toccato da un racconto di Mena. In un video condiviso sulla sua pagina social, Francesco Emilio Borrelli, insieme a Mena e Simona, la fidanzata di Santo, rilancia l’appello della famiglia, evidenziando l’importanza di un intervento deciso sui genitori per fermare la crescente criminalità. “Sarà un’opportunità per organizzare un’iniziativa pubblica a sostegno della famiglia”, spiega Borrelli, “soprattutto per chiedere una pena esemplare”.
Mena vive un’intensa carica emotiva in vista della prima udienza e chiede un post di solidarietà per quel giorno: “Giustizia per Santo”, un messaggio che rappresenta un abbraccio virtuale da parte di tutti coloro che l’hanno sostenuta in questi quattro mesi. «Sono soddisfatta di quanto emerso dalla relazione del pm», commenta Filomena De Mare. «Spero che anche il giudice, in quanto genitore, si faccia un esame di coscienza mentre valuta il caso. Chiedo giustizia per mio figlio, una giustizia che preveda una pena certa».
Simona: «Chiediamo la massima collaborazione a tutte le persone che ci hanno sostenuto in questi quattro mesi. Facciamo un appello al senso civico di tutti. Desideriamo una Napoli diversa, pulita; non vogliamo più assistere a omicidi di ragazzi, fidanzati e figli, morti ingiuste e senza senso. Non deve mai più accadere, non vogliamo più altri Santi in paradiso e non tolleriamo che nessun giovane venga ucciso, soprattutto per mano di un minore che non sa come orientarsi nella vita e scende in strada armato, sparando a caso. Non possiamo permettere che questo continui; la nostra battaglia deve diventare la vostra battaglia. Fatelo per i vostri figli.»
Il video
Francesco Emilio Borrelli commenta la diffusione di un video riguardante quella notte drammatica: «Si tratta di un video volto a diffamare Santo e la sua famiglia. Il presunto minorenne, solo sulla carta, aveva già precedenti e denunce. Il Pubblico Ministero ha confermato che Santo non ha alcun legame con i fatti. Non è mai stata rinvenuta una pietra. Ha colpito Santo al petto e un amico al braccio, avrebbe potuto causare una strage».