L’allarme per i Campi Flegrei è stato ufficialmente lanciato: nei prossimi giorni il Ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, firmerà il decreto per lo stato di mobilitazione.
La decisione è stata presa a seguito della forte scossa di terremoto che, nella notte tra il 13 e il 14 marzo, ha scosso l’intera città di Napoli. La scossa, di magnitudo 4.4, ha avuto come epicentro una zona marina a Pozzuoli, a soli due chilometri di profondità. L’evento, avvertito chiaramente in tutti i quartieri di Napoli, ha causato panico tra la popolazione che si è riversata in strada, spaventata dalla potenza del sisma.
Ma cosa significa, concretamente, dichiarare lo stato di mobilitazione? E come funziona il piano di evacuazione?
Lo Stato di Mobilitazione e il codice della Protezione Civile
Lo stato di mobilitazione è una misura introdotta dal Codice della Protezione Civile (Decreto Legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018) con l’obiettivo di ottimizzare le risorse per la gestione di emergenze. Questo stato permette alle autorità locali di mobilitare i propri mezzi e di richiedere un supporto nazionale, ancor prima della dichiarazione dello stato di emergenza. Si tratta di una misura che consente di avviare interventi urgenti e tempestivi in caso di calamità, come quella che potrebbe derivare da un’imminente eruzione o da un altro disastro naturale.
In particolare, il Codice della Protezione Civile si prefigge di garantire un sistema di allerta efficiente, che prevede scenari di rischio specifici (sismico, vulcanico, idrogeologico, e altro) e l’adozione di misure di prevenzione sia strutturali che non. In questo caso, l’adozione dello stato di mobilitazione è stata determinata dalla necessità di affrontare il rischio vulcanico e sismico derivante dai Campi Flegrei.
Il Piano di Evacuazione per i Campi Flegrei
L’area dei Campi Flegrei è una zona ad alto rischio vulcanico, in cui una possibile eruzione potrebbe avere conseguenze devastanti. Già esiste un piano di evacuazione, che si attiverebbe in caso di allarme. Questo piano prevede diverse misure di protezione, tra cui l’istituzione di una zona rossa, in cui la popolazione verrebbe evacuata in via preventiva, e una zona gialla, che riguarda gli allontanamenti temporanei.
La zona rossa riguarda i Comuni situati nel raggio più vicino al vulcano, tra cui Pozzuoli, Bacoli, Napoli e altre municipalità. In questa zona, la minaccia di invasione di flussi piroclastici (gas, cenere e frammenti vulcanici) è alta, e la popolazione verrebbe evacuata immediatamente al verificarsi di un allarme. Si stima che circa 500.000 abitanti siano esposti al rischio di evacuazione.
La mappa del piano di evacuazione si estende dal litorale partenopeo, da Pozzuoli a San Giovanni a Teduccio, per arrivare a includere i territori dell’entroterra come Villaricca, Melito e Casavatore. In caso di eruzione, la fase di allarme segnerà l’inizio dell’evacuazione dalla zona rossa.
Le tipologie di emergenze e la gestione dell’evento
Secondo la legislazione italiana, le emergenze di protezione civile sono classificate in tre tipologie:
- Emergenze locali, che possono essere affrontate da singoli enti e amministrazioni in maniera ordinaria.
- Emergenze regionali, che richiedono l’intervento coordinato di più enti e l’utilizzo di poteri straordinari per un periodo limitato, come disciplinato dalle Regioni e dalle Province Autonome.
- Emergenze nazionali, che necessitano di un intervento immediato e straordinario a livello nazionale, come nel caso di una potenziale eruzione del Vesuvio o di altri fenomeni sismici e vulcanici nei Campi Flegrei.
Per l’eruzione del Vesuvio, ad esempio, esiste già un piano nazionale che coinvolge circa 1.300.000 abitanti. Questo piano include schemi di gemellaggio con altre regioni per il trasferimento della popolazione, a seconda delle necessità. Il piano prevede l’evacuazione preventiva in zona rossa e l’istituzione di zone gialle per gli allontanamenti temporanei.