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Da Pietro Savastano alle librerie: ecco il primo romanzo di Fortunato Cerlino

NAPOLI. È stato pubblicato Se vuoi vivere felice (Einaudi), il romanzo d’esordio di Fortunato Cerlino, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per la sua magistrale interpretazione di don Pietro Savastano, lo spietato boss protagonista delle prime due stagioni di Gomorra – La Serie.

“Se vuoi vivere felice”, il primo romanzo di Fortunato Cerlino

“Ho voluto descrivere il quotidiano – racconta Fortunato Cerlino all’Ansa. – Ho cercato di contestualizzare alcuni gesti violenti o esperienze tragiche, perché la spaccatura tra modernità e mondo contadino non riguarda solo Fortunato, ma tanti italiani”, dice, spiegando di aver iniziato da sé e dalla sua famiglia proprio per raccontare un mondo in evoluzione. Tanti i temi che si inseguono tra le pagine: il non detto della famiglia attorno alla tavola, la violenza, le canzoni, il lavoro e la sua assenza, la Cassa del Mezzogiorno, lo stadio San Paolo, le lettere a Gesù e la devozione popolare per la Madonna. In questo quadro popolare, allegro e desolato insieme, il piccolo Fortunato sogna talmente tanto da non riuscire neppure a dormire; del resto, il sogno che coltiva è di quelli importanti, da persone grandi: andare lontano, per godere pienamente di tutto ciò che la vita può offrire. La sua mente è un vulcano pieno di fantasia: a casa – due camere da dividere con genitori, tre fratelli e una nonna, e con i soldi che non bastano mai – lo chiamano ‘o strologo, quello che sa le cose. Lui chissà, tra qualche anno potrebbe fare il cantante neomelodico, l’attore, perfino l’astronauta.

Oppure ancora meglio, potrebbe sfruttare la sua immaginazione e la sua fame di meraviglia per farsi spuntare le ali e volare via, lontano, verso la felicità, verso l’amore. “Mi sembra che rispetto ai miei genitori siano passate 80 generazioni, non due o tre. Mio padre è uomo di campagna e capisce solo il dialetto. Mia madre viene dalla città, la loro è stata quasi un’unione impossibile”, afferma, “oggi ci sono scaffali pieni di merce e portafogli senza una lira: è una forma di violenza, una nuova forma di schiavismo, un modo di opprimere. I nostri sogni così diventano incubi. Oggi non si ruba per mangiare ma per comprare il telefonino”.

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