Si presentano al colloqui al carcere di Secondigliano, a Napoli, con nascosti addosso ben 9 micro cellulari, che, con ogni probabilità, se fossero riusciti a passare, sarebbero arrivati fino ai reclusi di massima sicurezza, permettendo loro di continuare a gestire traffici e impartire ordini anche da dietro le sbarre. Ma la consegna è stata sventata dagli agenti della Polizia Penitenziaria, che hanno scoperto lo stratagemma, uno dei tanti, che era stato escogitato questa volta: i telefonini erano nascosti nelle mutande di due 40enni, che si erano presentate al colloquio con la scusa di incontrare un parente detenuto.
Al colloquio con 9 mini cellulari nascosti negli slip: denunciate due donne
Le due donne sono state fermate intorno alle 12.30 di oggi, 7 luglio, prima dei colloqui, durante i controlli di prassi effettuati dal personale femminile della Polizia Penitenziaria a carico di familiari e congiunti. Le due 40enni hanno cercato di eludere gli accertamenti ma sono state perquisite e i cellulari sono stati trovati negli slip; sono state entrambe denunciate all’autorità giudiziaria.
Sicurezza nelle carceri: parla il sindacato Osapp
“Questi piccoli strumenti tecnologici – dice Vincenzo Palmieri, segretario regionale del sindacato Osapp – consentono ai detenuti di avere contatti con l’esterno non solo per chiamare, familiari, parenti e congiunti ma anche per commissariare altri reati oltre che di compromettere l’incolumità delle persone, turbare l’ordine e pregiudicare la sicurezza. Per questo l’OSAPP ha chiesto al vice Capo DAP di schermare tutti gli istituti penitenziari per disabilitare gli strumenti tecnologici introdotti illegalmente.
Sollecitiamo nuovamente i vertici politici e dell’Amministrazione Centrale a porre in essere una maggior attenzione anche attraverso il rafforzamento degli strumenti tecnologici per potenziare controlli ai fini della sicurezza e una implementazione dell’attuale pianta organica ridotta in seguito ai tagli della Legge Madia, che di sicuro non è adeguata alla realtà lavorativa di un istituto penitenziario come quello di Secondigliano“.