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Camorra, clan Moccia: sequestrato il “tesoretto” dei capizona

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Maxi sequestro di beni al clan Moccia: il Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione, ha emesso due decreti di sequestro di beni, finalizzati alla confisca, ai sensi della normativa di prevenzione antimafia, nei confronti di Antonio Lucci e Giorgio Tranchino di cui è in corso l’esecuzione a cura del personale dell’Area Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Napoli, su proposta del Questore.

Clan Moccia, maxi sequestro di beni a due affiliati

Antonio Lucci (detto Tonino o’ pazz), già sottoposto alle misure di sicurezza della casa di lavoro e poi della libertà vigilata, attualmente in regime di detenzione domiciliare, è pluripregiudicato per reati associativi comuni, lotto clandestino e violazioni in materia di armi, nonché per essersi distinto a capo di un gruppo criminale con origine nel quartiere cittadino di Secondigliano, ma inserito nella storica e potente organizzazione camorristica denominata clan Moccia, egemone nei comuni della provincia a nord di Napoli. In tale veste si è reso responsabile di usura, estorsione e corruzione delle aste giudiziarie nei comuni di Frattamaggiore, Casoria e Afragola.

L’analisi delle pregresse vicende giudiziarie del Lucci (fra l’altro cugino dei fratelli capiclan Moccia) induce a ritenere che il predetto sia stato per un periodo prolungato (quantomeno dall’anno 1990 al 1995) operativo in forma associata ed organizzata nell’illecito settore del lotto clandestino nel quartiere cittadino di Secondigliano e nel Comune di Casoria. In seguito si è distinto per reati di usura ed estorsione in forma associata ed aggravata dal metodo mafioso, per i quali ha riportato nel 2006 la condanna alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Ed in particolare, al fine di assicurare al Lucci il profitto del reato di usura in danno di diversi imprenditori e commercianti, il gruppo a lui facente capo perpetrava minacce e violenze nei confronti di una delle vittime, cui furono perfino cagionate lesioni fisiche, oltre a fagocitarne l’attività economica.

Chi sono Antonio Lucci e Giorgio Tranchino

Il suo attivismo criminale si è poi manifestato in più occasioni, anche più di recente, nel settore delle aste giudiziarie che ha turbato ripetutamente nel corso degli anni, come emerso in vari procedimenti penali. In data 6 dicembre 2012 è stato, infatti, condannato dal Tribunale di Napoli alla pena di 2 anni e 2 mesi di reclusione per il delitto di associazione per delinquere finalizzata a turbare il regolare svolgimento della piena libertà delle aste giudiziarie bandite nella circoscrizione del Tribunale di Napoli, contestatagli, unitamente a plurimi associati, a far data dall’anno 2000.

Lucci è in atto detenuto, poiché tratto in arresto proprio mentre era sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, in esecuzione di misura cautelare personale emessa il 21 gennaio 2021 dall’Ufficio 38° del GIP del Tribunale di Napoli (confermata in sede di riesame), in quanto ritenuto gravemente indiziato della commissione dei reati di turbativa d’asta, estorsione consumata e tentata, porto di armi abusivo, tutti reati commessi, con l’aggravante di aver agito in più persone riunite ed al fine di agevolare l’associazione camorristica denominata clan Moccia ed avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis del codice penale, imponendo il controllo del clan su tutte le aste pubbliche afferenti ad immobili situati nel territorio di Casoria ed Afragola, rientranti nell’area storicamente riconducibile proprio al predominio del clan Moccia”.

Dalla lettura degli atti giudiziari, sostanziati in intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che in appostamenti tradizionali, emergeva che gli indagati, avvalendosi delle condizioni imposte dal metodo mafioso, condizionavano, in modo anche violento e ricorrendo all’uso di armi da fuoco nei confronti dei potenziali aggiudicatari dei beni posti in vendita all’asta, l’andamento di alcune aste giudiziarie relative ad immobili situati nei comuni citati.

Le indagini

Attesa l’annosa carriera criminale di Lucci, l’attuale decreto di sequestro di prevenzione giunge all’esito di una copiosa attività di accertamento delegata dal Giudice della prevenzione degli elementi già prospettati col deposito della prima proposta avanzata dal Questore nei suoi confronti nel 2010 ed integrati fino a giungere, nel luglio 2021 alla definitiva ricostruzione delle poste patrimoniali attive parallelamente accumulate dal medesimo, direttamente o indirettamente, nel corso degli anni.

I beni sequestrati

Il decreto ha disposto il sequestro del seguente ingente patrimonio, formalmente intestato, infatti, anche a stretti congiunti di Lucci risultati meri intestatari fittizi, avendo l’attività accertativa condotta ampiamente dimostrato l’assenza di redditi leciti idonei a poter costituire la provvista necessaria per la ricchezza accumulata nel corso degli anni dal proposto e composta da numerosi immobili, imprese nel settore del parcheggio/autorimessa e rapporti finanziari:

Il valore del patrimonio sottoposto a sequestro ammonta a circa sei milioni di euro.

 

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