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Soldi e favori in cambio di soffiate al boss: arrestato un carabiniere nel Napoletano

Sant'Arpino furto sventato carabiniere
Immagine di repertorio
Sant'Arpino furto sventato carabiniere

Soldi in cambio di informazioni riservate e favori ai boss. Sono queste le accuse mosse nei confronti di un ex luogotenente della tenenza dei carabinieri di Arzano, finito in carcere nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. L’uomo, identificato con le iniziali G.I., da tempo era stato trasferito in un corpo scelto dei reparti di polizia giudiziaria del territorio, ma secondo i magistrati avrebbe mantenuto rapporti illeciti con esponenti della criminalità organizzata locale come riportato da Il Mattino.

Arrestato carabiniere ad Arzano: le accuse

L’indagine, coordinata dai pm Giuliano Caputo e Simone de Roxas, ha portato alla luce un presunto sistema di corruzione in cui il militare avrebbe ricevuto un compenso mensile di mille euro dal clan, oltre a pagamenti extra fino a tremila euro e una serie di favori, tra cui lavori e servizi. Decisiva, per l’inchiesta, è stata un’intercettazione ambientale che ha permesso di raccogliere prove sulle attività delle famiglie camorristiche Monfregolo e Cristiano. Il quadro accusatorio è stato poi rafforzato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Secondo gli inquirenti, il carabiniere, attraverso un intermediario, avrebbe evitato di segnalare violazioni legate alla sorveglianza speciale di un boss del clan Cristiano, consentendogli maggiore libertà di movimento. Inoltre, avrebbe rivelato informazioni su un’operazione imminente, permettendo la fuga di un esponente di spicco della camorra di Arzano.

Un altro episodio sotto la lente riguarda la presenza di telecamere installate dagli investigatori per monitorare un boss. Il militare avrebbe avvertito i camorristi della loro esistenza, sfruttando finti tecnici di Sky per raccogliere informazioni sulle apparecchiature piazzate dagli investigatori.

L’indagine prosegue per chiarire ulteriori dettagli e accertare eventuali altre complicità all’interno delle istituzioni.

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