Il padre di Ethan, il bambino rapito dalla madre a Sorrento, ha parlato in una intervista al Mattino: “Scappai negli Stati Uniti per proteggerlo, ora desidero rivederlo”. Eric Howard Nichols: «Volevo che avesse una vita familiare normale, ma Claudia mi ha allontanato dal bambino».
Sorrento, padre di Ethan in intervista: “Volevo proteggerlo”
«Tutto ciò che ho fatto, che sto facendo e che intendo fare è esclusivamente per il bene di mio figlio». Eric Howard Nichols, papà del piccolo Ethan, racconta la sua versione dei fatti al Mattino, il giornale che ha seguito il caso fin dall’inizio, fino alla decisione della corte federale americana che ha permesso al bambino di tornare in Italia, a Piano di Sorrento, con la madre, Claudia Ciampa. Eric Nichols vive negli Stati Uniti ed è attualmente indagato in Italia per sottrazione di minore.
La mancanza
«Mi manca molto. Da quando è tornato in Italia, non riesco più a dormire: riesco a riposare al massimo tre o quattro ore a notte e lo sogno continuamente. Questo stress mi ha fatto perdere 25 chili». «Quando la madre me lo consente riesco a sentirlo. A volte passano anche tre o quattro giorni tra una videochiamata e l’altra, e spesso mi permette di vederlo solo per pochi istanti. Tuttavia, sono certo che anche Ethan senta la mia mancanza. Quando sente la mia voce e mi riconosce sullo schermo del telefono, sorride felice e mi saluta». «Claudia poteva parlare con Ethan al cellulare tutti i giorni, a volte anche tre o quattro volte in una sola giornata. Non ho mai imposto limiti di tempo. Le chiamate duravano almeno tra i 10 e i 15 minuti, a volte anche un’ora. Non ho mai voluto tenere Ethan lontano dalla mamma».
«La mia intenzione era quella di proteggere mio figlio; non si tratta di una scelta egoistica come si vuol far credere». «Claudia, a un certo punto, ha mostrato comportamenti preoccupanti e avevo timore per la sicurezza del bambino». «Mi sono rivolto ai servizi sociali di Piano di Sorrento, ma mi hanno detto che dovevo aspettare fino a settembre, mentre eravamo ancora all’inizio di agosto. Ho anche contattato la polizia e i carabinieri, che mi hanno spiegato di non poter intervenire e mi hanno rimandato ai servizi sociali. In quel momento, non vedevo altre soluzioni, poiché nessuno mi stava offrendo aiuto». «Le distanze tra me e Claudia sono aumentate sempre di più fino a portarci alla separazione. A quel punto, lei ha cominciato a allontanarmi da Ethan, decidendo se e quando potessi vederlo e per quanto tempo. A volte passavano giorni prima che potessi trascorrere qualche ora con mio figlio; in altre occasioni, mi chiedeva di andarlo a prendere alle 8 del mattino, quando lui stava ancora dormendo». «Ad agosto dello scorso anno eravamo in Puglia per una vacanza. A un certo punto, mi sono allontanato con Ethan e siamo arrivati a Brindisi, dove abbiamo preso un volo per Londra Gatwick. Da lì, in taxi, ci siamo spostati all’aeroporto di Heathrow, da cui siamo partiti per Los Angeles».
La fuga
«Non avevo intenzione di far perdere le mie tracce. Volevo che Ethan avesse sia una madre che un padre, e che Claudia potesse trovare un giusto equilibrio nel suo rapporto con il bambino». «Il tribunale ha solo stabilito che potessero tornare nel vostro Paese, ma non ha concesso l’affido esclusivo. Nonostante ciò, ora mi sento completamente escluso dalla vita di Ethan». «Mi rivolgerò ai giudici italiani per richiedere l’affido condiviso del bambino. Ethan è tutta la mia vita e non posso rinunciare a lui».
«Sono in contatto con i miei avvocati per comprendere quali potrebbero essere le implicazioni legali al mio arrivo in Italia. Sono sotto indagine dalla Procura della Repubblica di Lecce per sottrazione internazionale di minore e non sono a conoscenza delle possibili conseguenze. Non appena riceverò il via libera, prenderò il primo volo disponibile».