CASTELLAMMARE DI STABIA. Ci sono particolari inquietanti nella vita dei clan, e questo è risaputo. Alcuni, che piaccia o meno, emergono anche dalla narrazione di scrittori e intellettuali, giornalisti e sceneggiatori. Altri restano nascosti o, comunque, sono raccolti nei fascicoli e nei documenti delle indagini portate avanti dalle Procure.
Uno di questi particolari riguarda il rapporto padre-figlio che si instaura nella malavita (che si tratti di camorra, mafia o ‘ndragheta cambia poco). Un esempio emblematico viene dalla famiglia Fontana il cui pater familias, legato al clan dei cosiddetti “falsi pentiti”, urla al figlio: “Spara, a papà. Sparalo a questo infame”.
L’episodio
La scena è riportata dal quotidiano Il Mattino che sottolinea come il padre istighi il figlio 17enne a sparare. Il ragazzo, infatti, aveva appena subito un affronto da parte di un rivale. È così che il capofamiglia gli insegna a “stare al mondo”, con un battesimo di sangue che ricorda un po’ una scena di Gomorra – La Serie.
Un battesimo del sangue in stile camorristico per il rampollo dei cosiddetti «Fasano», la famiglia Fontana del rione Acqua della Madonna, a Castellammare.
Il giovane le aveva prese in villa comunale. Una volta tornato a casa per lamentarsi, l’intero nucleo familiare – genitori, fratelli, zii, cugini – si era radunato per spingerlo a mettere in atto la vendetta. Dal papà i «consigli» per fare una lezione a chi aveva osato sfidarlo. Dalle donne di casa le pistole, tirate fuori al volo dalle borsette: erano in due, riprese dalle telecamere, ma mai identificate con certezza perché i loro volti sono rimasti nell’ombra.