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Sud e lavoro: più investimenti, ma 1,8 milioni di giovani non lavora e non studia

Made_in_Sud-Benevento

NAPOLI. Prima il ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, poi lo stesso premier Paolo Gentiloni. Entrambi, intervenuti in diverse occasioni a Napoli, hanno affermato che il Sud stava crescendo e che gli investimenti del governo nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia sono in aumento.

Alcuni dati

In effetti i dati dell’annuale check up realizzato da Confindustria in collaborazione con Srm (Società del gruppo Intesa Sanpaolo) segnalano una ripresa in tutte le voci analizzate.

Pil, investimenti (privati), occupazione, esportazioni e nascita di nuove imprese: tutto al Sud sembra rinascere. Rispetto al terzo trimestre del 2016, ad esempio, il numero delle imprese nelle regioni del Mezzogiorno è aumentato dello 0,4% mentre gli occupati salgono a 6 milioni e 234mila. Tuttavia, la spesa pubblica in conto capitale sta vivendo ancora una fase di crollo vertiginoso.

Per ora si parla di crescita e non di vero e proprio sviluppo. Le previsioni per il 2018 sono comunque positive, anche se la ripresa è ancora troppo lenta: basti pensare che 1,8 milioni di giovani rientrano nella cosiddetta categoria NEET [not (engaged) in education, employment or training], vale a dire che non studiano e non lavorano. Un dato che resta sicuramente allarmante.

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