NAPOLI. Commovente e profondo. Il messaggio del professor Guida Saraceni, che insegna Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica presso la Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi di Teramo, ha fatto in pochi minuti il giro del web.
In molti, studenti e non, hanno scelto di commentare l’intervento del professore su Facebook. Il docente, infatti, ha parlato del drammatico fatto che si è consumato ieri pomeriggio nel complesso universitario di Monte Sant’Angelo, dove una studentessa di 26 anni si è tolta la vita nel giorno delle sedute di laurea. Una laurea che, a differenza di quanto sapessero parenti, fidanzato e conoscenti, la ragazza non avrebbe conseguito quel giorno non avendo concluso il suo percorso di studi.
Giada, la lettera del prof
Il professor Saraceni ha commentato così la drammatica notizia:
“Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti.
Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli.
La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro.
A queste cose ho pensato ieri, quando letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi.
L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.
Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo.
Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita”.