C’è anche la Federico II di Napoli tra i protagonisti della scoperta di un pianeta simile alla Terra in grado di ospitare forme di vita.
La Federico II di Napoli tra i protagonisti della scoperta di un pianeta simile alla Terra
«Il nostro, a Napoli, è un piccolo gruppo di astrofisici. Un piccolo gruppo, ma in grado di dare un grande contributo alla ricerca. E la scoperta di questo pianeta che potrebbe ospitare la vita, proprio come la Terra, lo dimostra. La partecipazione alla ricerca che grazie ad un telescopio della Nasa ha individuato un pianeta con caratteristiche tanto simili al nostro ci ha visti protagonisti. Ne siamo orgogliosi».
Il professore Giovanni Covone insegna Astronomia e Astrofisica alla Federico II; insieme ad un suo allievo, il giovane Luca Cacciapuoti, studente del corso di laurea magistrale, fa parte del gruppo di ricerca che l’altra notte, ad Honolulu (nel corso del convegno della Società Astronomica Americana), ha annunciato la scoperta di un pianeta che «ancora una volta – afferma Covone – ci spinge ad interrogarci su una questione cruciale: siamo soli nell’Universo?». Una domanda sin qui senza risposta certa.
Ma la scoperta appena resa pubblica apre uno spiraglio alla possibilità che lì, a 100 anni luce di distanza da noi, ci sia vita. «Il pianeta che abbiamo scoperto e studiato non possiamo definirlo proprio gemello della Terra, ma cugino sì. Un po’ più grande della Terra: il suo raggio è del 20 per cento maggiore di quello del nostro pianeta. E la sua distanza dalla stella attorno alla quale ruota, la distanza dal suo “Sole”, è tale da poter permettere la presenza di acqua allo stato liquido. E magari di pesci o altri animali».
Non sono molti i pianeti con caratteristiche analoghe. «Gli scienziati ne hanno scoperti non più di 4 o 5, e spesso ruotano attorno a stelle più irregolari di quella individuata questa volta ed hanno orbite che sono fuori dalla cosiddetta “zona abitabile”, quella che potrebbe contemplare la presenza della vita». Un pianeta roccioso che gli astrofisici hanno individuato, grazie al telescopio spaziale della Nasa, chiamato Tess.