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Truffa della finta onlus da 6 milioni, arresti a Casoria e Sant’Agnello

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Truffa della finta onlus: i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno eseguito un’ordinanza che ha disposto cinque misure cautelari personali e il sequestro preventivo per quasi un milione di euro nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. Due gli arresti effettuati dalle Fiamme Gialle, uno a Casoria e l’altro a Sant’Agnello nei confronti di quelli che sono ritenuti le “menti” della truffa.

Truffa della falsa onlus da 6 milioni

Le indagini della Guardia di Finanza, avviate a seguito di segnalazioni di operazioni sospette relative ad anomale movimentazioni connesse a donazioni, hanno consentito di accertare l’operatività di un sodalizio criminale che, attraverso la costituzione di una fittizia associazione no profit, ha proposto investimenti finanziari, altamente remunerativi, nel settore delle criptovalute e dell’oro, in assenza di qualsivoglia titolo autorizzativo.

Gli accertamenti hanno portato alla luce un sistema criminale, radicato nella provincia di Napoli, ma operante sull’intero territorio nazionale per il tramite di una rete di procacciatori che, utilizzando applicazioni di messaggistica istantanea, hanno promosso gli investimenti attraverso gruppi “motivazionali” in grado di coinvolgere oltre 2.200 risparmiatori presso cui sono stati raccolti 6.396.682,99 di euro bonificati su conti correnti nazionali ed esteri sotto l’apparente veste di erogazioni liberali all’associazione no profit.

Il sistema

Il sistema per coinvolgere il maggior numero di investitori era quello del passa parola, con l’accortezza di reclutare soltanto gente conosciuta e l’avvertenza che non era possibile la restituzione immediata degli investimenti: “il prossimo che insinua che non abbiamo soldi per pagare perché è talmente viziato da pretendere il pagamento immediato, ne subirà le conseguenze“. In alcuni casi, facendo leva sull’emotività, le donazioni erano sollecitate per fronteggiare asserite difficoltà economiche di alcuni associati: “oggi siamo venuti a conoscenza che un nostro membro è in serie difficoltà e rischia di perdere la casa […] abbiamo appreso che una famiglia […] nell‘alluvione ha perso tutto e si trova senza neppure indumenti con due bambini! Ora, siamo una grande famiglia“.

Dalla ricostruzione dei flussi finanziari è emerso che il capo dell’associazione ha tratto profitti illeciti per 679.284,82 di euro, cercando poi di evitare il sequestro dei propri beni attraverso un finto contratto preliminare di compravendita di un terreno per giustificare la perdita della caparra di 275mila, attribuita fittiziamente all’originario proprietario.

L’attività di servizio, in corso di esecuzione in Liguria, Campania e Puglia, con il supporto dei Reparti alla sede di Bari, Lecce e Savona, dimostra il costante impegno della Guardia di Finanza a tutela del risparmio e dell’integrità dei mercati finanziari.

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