NAPOLI. Il Tutor è morto, arriva il Tutor bis. Lo strumento destinato a sostituire, a partire da luglio, tutti i dispositivi per il controllo automatico della velocità, dopo la sentenza di condanna della Corte d’appello di Roma, non è altro che “una evoluzione del precedente sistema”, come si legge nel decreto di approvazione del 31 maggio 2017, dotato di una nuova tecnologia di riconoscimento della targa senza alcuna modifiche all’hardware attuale. Lo riporta il giornale settoriale Quattroruote.
Il Tutor bis attivo da luglio 2018
All’anagrafe, diciamo così, si chiama Sicve PM (la denominazione del vecchio Tutor era Sicve), ossia Sistema informativo per il controllo della velocità, in cui PM sta per PlateMatching, dispositivo basato non più sul riconoscimento ottico dei caratteri, bensì sulla corrispondenza delle caratteristiche fisiche della targa fra i portali di ingresso e uscita. Un sistema che promette maggiore efficacia, cioè una riduzione dei casi di errore, secondo il produttore, più frequenti con il vecchio sistema Ocr.
Come funziona il Tutor bis
Velocità media. Non cambiano, invece, i criteri di utilizzo, cioè il calcolo della velocità media su tratti medio-lunghi di autostrada (ma il sistema, tecnicamente, può essere impostato anche per il rilevamento della velocità istantanea) e la violazione del limite previsto sull’intero tratto sorvegliato, escludendo cioè limitazioni di velocità occasionali connesse a condizioni diverse (ambientali, cantieri ecc.) che potrebbero interessare solo una parte dell’estesa.
Omologato il 31 maggio 2017. Il Sicve PM risale al 2016. Il 23 novembre di quell’anno Autostrade Tech, società del gruppo Autostrade per l’Italia, presentò al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti la richiesta di approvazione. Che il Mit rilasciò il 31 maggio 2017. Con il vincolo “che la gestione del sistema sia riservata unicamente agli organi di polizia stradale”
Stazioni periferiche e server a Roma. Ma come funziona, nel dettaglio, il Sicve PM? Diciamo subito che è costituito da tre unità fondamentali: le unità di rilevamento del traffico, denominate stazioni periferiche, installate in autostrada, il server di elaborazione centrale di raccolta dati, residente al Cnai, il Centro nazionale accertamento infrazioni della Polizia Stradale, a Roma; un sistema deputato all’accertamento, da parte dell’organo di polizia stradale, delle presunte violazioni rilevate automaticamente dal sistema, anch’esso al Cnai di Roma. In particolare, le cosiddette stazioni periferiche sono composte dai sensori di traffico (in tre versioni di cui due basate su tecnologia radar e una su spire magnetiche annegate nell’asfalto), l’unita di rilevamento dei veicoli, l’unità di elaborazione locale e l’unità di sincronizzazione oraria Gps.
L’esodo estivo 2018
Prima dell’esodo. Come accennato, i primi Sicve PM, la cui sperimentazione è in atto da parecchi mesi, saranno accesi ufficialmente nel mese di luglio, “con priorità sulle tratte più interessate dall’esodo” estivo, come ha anticipato qualche giorno fa Roberto Sgalla, direttore centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia dello Stato. Nei mesi successivi i Sicve PM saranno progressivamente installati su tutta la rete di Autostrade per l’Italia sui 333 portali sui quali è attualmente installato il vecchio Tutor. A regime i tratti controllati saranno 242 per una copertura di circa 3.100 km.