Un vassoio di dolci all’apertura del cantiere edile, è il primo passo del racket. Sembra un gesto di benvenuto, un modo affettuoso per salutare l’inizio di un’attività lavorativa, quasi una benedizione da parte di una intera comunità rionale.
Il racket dopo il benvenuto con il vassoio di dolci
Il vassoio di dolci all’apertura del cantiere edile è la prima forma di «bussata di porta», il biglietto da visita della camorra. Così si presenta il racket a Napoli. Non è una scena stile Bellavista, né l’ennesimo episodio della serie Gomorra. È vita vissuta, anzi, sofferta, da decine di imprenditori edili che hanno aperto cantieri e battenti nella zona del centro cittadino.
A far emergere la storia delle pastarelle napoletane, sono alcune intercettazioni in cui Ettore Bosti – reggente dell’alleanza di Secondigliano, oggi in cella – si lamenta con i suoi sodali per il comportamento assunto da Vincenzo Tolomelli, proprio a proposito di racket.
Tolomelli – emerge dalle indagini – sarebbe stato messo al fianco di Ettore Bosti dalla cupola di Secondigliano (a partire da Francesco Mallardo), proprio per disciplinare Bosti jr, rimasto solo a capo della camorra del Vasto-Arenaccia. Ed è sulle iniziative di Tolomelli, che Bosti esprime il suo disappunto, in una conversazione con Antonio Aieta, alla presenza di Grasso Antonio:
«Possibile che Enzuccio, che tiene 55 anni, mandi un compagno mio (quindi un affiliato di Bosti, ndr) nel palazzo con le paste in mano? Fratello, è regolare secondo te?».