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Vittorio De Sica morto oggi, 43 anni fa: l’indissolubile legame con Napoli

Vittorio-De-Sica
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NAPOLI. ‘Nu cafone ‘e fora può amare Napoli più dei napoletani stessi. In questo modo, più o meno, Vittorio De Sica amava definire il suo grande amore per la città partenopea. Oggi, nel 43esimo anniversario della sua morte, avvenuta il 13 novembre 1974, abbiamo deciso di rendere un piccolo omaggio ad un artista che ha contribuito enormemente a portare Napoli in tutto il mondo.
 

Omaggio a Vittorio De Sica

 

Un grande attore, un grande regista, un grande sceneggiatore. Ovunque mettesse le mani, Vittorio De Sica trasformava un diamante grezzo in oro cinematografico. Letteralmente. A testimonianza eterna di questa sua straordinaria dote, restano i prestigiosi riconoscimenti provenienti da ogni parte del mondo. Dall’Orso d’oro a Berlino alla Palma d’oro di Cannes passando per i David di Donatello e ovviamente i 4 Oscar per il miglior film straniero vinti tra il 1948 e il 1972.

Il talento e il genio di Vittorio De Sica sono qualità riconosciute in tutto il mondo, oggi come al tempo in cui l’artista originario di Sora operava davanti e alle spalle della cinepresa. C’è un filo conduttore che però lega De Sica a Napoli più che a qualsiasi altra città del mondo. Questo filo conduttore è testimoniato dalla passione che l’attore e regista nutriva nei confronti del capoluogo campano. Una passione e un interesse che non si limitavano alle vacanze estive sull’amata isola di Ischia, ma andavano oltre fino ad instaurare un connubio artistico che ha reso eterne entrambe le parti. Vittorio De Sica ha probabilmente lasciato la parte migliore del suo genio da attore e regista in grandi pellicole girate a Napoli; di contro, la città ha goduto del privilegio di essere immortalata in scene memorabili che fanno parte della storia del cinema italiano e internazionale.

Giusto per fare un esempio, quanta cultura e tradizione partenopea c’è in questa fantastica scena tratta da L’Oro di Napoli?

 

 

I film ambientati a Napoli

 

Vittorio De Sica è uno di quei grandi artisti del Novecento che meritano di essere studiati anche tra i banchi di scuola. Come Eduardo De Filippo, ad esempio, ha saputo raccontare la contemporaneità dell’Italia tra le due guerre e nel secondo dopoguerra. Come solo i grandi scrutatore dell’animo umano sanno fare, ha dato vita ad una corrente – il neorealismo – che mette a nudo l’animo umano. E lo ha fatto commuovendo, divertendo, raccontando e mostrando agli spettatori dei suoi film il vero volto dell’Italia in cui vivevano, senza filtri e con uno spiccato senso della bellezza, in ogni sua forma.

Ladri di bicicletta è senza dubbio un compendio di ciò che il Paese ha vissuto negli anni del secondo dopoguerra. Ed è senza dubbio uno dei primi film, se non il primo in assoluto, che viene in mente quando si parla di Vittorio De Sica. Tuttavia, ci sono capolavori altrettanto noti ambientati a Napoli che rappresentano un patrimonio senza tempo per l’intero panorama cinematografico italiano. Eccone alcuni, raccontati più dalle immagini che dalle parole.

 

L’oro di Napoli (1954)

 

Un’enciclopedia della cultura napoletana immortalata dalla regia di Vittorio De Sica. L’oro di Napoli, a 63 anni di distanza, oggi è davvero un prezioso documento della Napoli che fu e che sarà per sempre: Eduardo, Totò, Sophia Loren, Giacomo Furia e tanti altri. Episodi indimenticabili manovrati dalla sapiente mano di De Sica.

 

 

Pane, amore e… (1955)

 

Terzo della serie di film che inizia con Pane, amore e fantasia del 1953, qui Vittorio De Sica è diretto da Dino Risi. La coppia che forma con Sophia Loren è semplicemente perfetta. La Napoli che li osserva sullo sfondo, anche.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Vbci7yTDZkE

 

Ieri, oggi, domani (1963)

 

Stavolta Vittorio De Sica dirige un’altra coppia formidabile del cinema italiano: Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Napoli, a sua volta, è affiancata dalle altre due grandi città della penisola, Milano e Roma. I tre episodi ambientati in altrettanti centri strategici dell’Italia raccontano il Paese attraverso l’occhio del regista pluripremiato. In questo caso, la scena madre – in tutti i sensi – è fin troppo semplice da individuare.

 

 

 

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