Multato per aver svolto il proprio lavoro. È successo a Napoli, nel quartiere Vomero, dove Davide Brignola, infermiere domiciliare, si era recato per assistere una sua paziente. Una pattuglia della Polizia lo ha fermato multandolo per 533 euro, in quanto “violava le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico, lasciando senza giusto motivo il proprio domicilio/dimora, risultava infatti che fosse in atto uno spostamento non motivato da esigenze lavorative”. Lo sfogo su Facebook.
Lo sfogo di Davide Brignola, multato per aver fatto i suo lavoro
“Premesso che faccio l’infermiere domiciliare e il mio lavoro mi piace molto, da quando è iniziata la pandemia del COV-19 ho continuato ad effettuare prestazioni a domicilio dotandomi dei dpi specifici e facendo un anamnesi telefonica del paziente prima di recarmi al suo domicilio. Infatti in questa situazione così particolare, di paura, di rischio, mi stanno contattando pazienti, amici o conoscenti che mi chiedono consigli o che hanno bisogno di un mio intervento professionale, per evitare di affollare il pronto soccorso.
Stamattina sono stato contatto da una mia paziente, in zona Vomero, per la sostituzione di un ileostomia, accetto la prestazione e faccio presente che sarei andato nel primo pomeriggio. Infatti alle 16.30 arrivo dalla paziente, effettuo la prestazione e vado via. Giunto a Piazza Medaglie d’oro vengo fermato da una volante della polizia, un normale controllo penso, mi accosto gli dico che sono un infermiere, mostro il tesserino dell’OPI, i miei documenti e quelli dell’auto. I poliziotti in questione iniziano a farmi delle domande, vogliono sapere cosa facevo per strada, dove ero stato e dove dovevo andare. Gli spiego che ero stato da un paziente e che stavano rientrando al mio domicilio.
Loro insistono dichiarando che è strano che di domenica pomeriggio sia in giro a fare una prestazione sanitaria, faccio presente che nel mio lavoro non esistono le domeniche o i festivi e che se qualcuno ha bisogno io ci vado. Continuano a farmi le domande e mi chiedono l’autorizzazione, faccio presente che nn la posseggo e che possono tranquillamente darmelo loro, insistono nel sapere da dove provenivo e mi costringono a dire nome e indirizzo della paziente (non so se dovevo farlo visto le leggi sulla privacy).
Ad un certo punto mi chiedono perché non indosso la mascherina, faccio presente che non è obbligatorio indossarla nell’abitacolo della propria auto e che era adagiata su una garza sul sedile, loro insistono che devo indossarla e io faccio presente ad uno dei due agenti che il collega stava maneggiando i miei documenti senza i guanti monouso, iniziano a minacciarmi dicendomi che devono farmi la multa, io continuo a dire che stavo rientrando da una prestazione sanitaria e che questa situazione era paradossale.
Dopo circa 30 minuti di fermo mi consegnano un verbale di 533,33 euro, ridotta del 30% se pagata entro 30 giorni. Alla descrizione dell’infrazione l’agente ha scritto “che violava le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico, lasciando senza giusto motivo il proprio domicilio/dimora, risultava infatti che fosse in atto uno spostamento non motivato da esigenze lavorative”. Naturalmente contesto per iscritto che in realtà le esigenze lavorative esistevano visto che avevo svolto una prestazione sanitaria. Morale della storia torno a casa con un verbale da 533,33 euro per aver svolto il mio lavoro“.
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