Il sito, fondato a Harvard negli Stati Uniti da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di università Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, era originariamente stato progettato esclusivamente per gli studenti dell’Università di Harvard, ma fu presto aperto anche agli studenti di altre scuole della zona di Boston, della Ivy League e della Stanford University. Successivamente fu aperto anche agli studenti delle scuole superiori e poi a chiunque dichiarasse di avere più di 13 anni di età.
Da allora Facebook raggiunse un enorme successo: secondo Alexa dal giugno 2013 è diventato il sito più visitato al mondo, superando Google; ha cambiato profondamente molti aspetti legati alla socializzazione e all’interazione tra individui, sia sul piano privato che quello economico e commerciale.
4 febbraio 2004: nasce il social network, Facebook
Il 4 febbraio 2004 “The Facebook” apre ufficialmente i battenti alla “popolazione universitaria” di Harvard. Nella storia contemporanea, questo giorno verrà ricordato come il punto di partenza di un processo che ha cambiato per sempre l’utilizzo del web.
Il successo è praticamente immediato: a fine di febbraio più della metà degli studenti iscritti ad Harvard è registrata al servizio, mentre nel marzo 2004 Facebook apre anche agli studenti di Stanford, della Columbia University e dell’Università Yale. Ad aprile il servizio si allarga al resto della Ivy League, al MIT, alla Boston University e al Boston College. Nel giro di poche settimane Facebook appena a tutti gli studenti universitari di Stati Uniti e Canada, certificando un successo forse nemmeno troppo inatteso.
I primi investitori
A metà del 2004 Mark Zuckerberg e gli altri soci fondatori decidono di aprire una società, Facebook, Inc., che permettesse loro di gestire al meglio (dal punto di vista finanziario, ovviamente) il grande successo che la loro idea sta riscuotendo in tutto il Nord America. L’imprenditore Sean Parker, fondatore di Napster e fino ad allora era stato un consigliere informale per Zuckerberg, diventa Presidente.
Già nel 2005 i primi investitori iniziano a bussare alla porta di Mark Zuckerberg. Il primo è Peter Thiel, tra i fondatori di PayPal, che acquisisce il 10,2% delle quote societarie con un investimento di mezzo milione di dollari. Le quotazioni di Facebook, però, salgono in fretta e quando Microsoft decide di investire nel social network (siamo nell’ottobre del 2007) deve investire 240 milioni di dollari per rilevarne appena l’1,6%.
La crescita
I ritmi di crescita di Facebook non conoscono sosta: il numero di utenti continua a salire, così come il valore dei ricavi. Nel 2009, appena cinque anni dopo la sua creazione, il bilancio di Facebook chiude in attivo, dimostrando che l’idea di Mark Zuckerberg è redditizia e profittevole.
In quegli stessi anni Facebook inizia a espandersi anche nel resto del mondo. In Italia è boom di iscrizioni nel 2008: nel mese di agosto si contano oltre 1 milione e 300 mila visite, con un incremento del 961% rispetto allo stesso mese del 2007. Il volume di traffico cresce così in fretta che nel marzo Duemiladieci supera per una settimana Google per numero di visite negli Stati Uniti.
Il 3 gennaio 2011 Goldman Sachs bussa alla porta di Palo Alto, dove nel frattempo Mark Zuckerberg aveva spostato la sede della società. La banca d’affari vorrebbe entrare nel capitale di Facebook, investendo ben 450 milioni di dollari: la valutazione totale del social network cresce fino a 50 miliardi di dollari.
Lo sbarco in borsa
Viste le performance finanziarie e la continua crescita di utenti iscritti e di traffico web, Mark Zuckerberg decide che è arrivato il momento di mettersi alla prova dei mercati finanziari. Superato l’esame della Securities and Exchange Commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della Borsa di Wall Street, Facebook sbarca a Wall Street il 18 maggio 2012 con una delle offerte pubbliche di vendita (IPO) più grandi della storia degli Stati Uniti.
Nella prima giornata di contrattazioni Facebook riesce a vendere azioni per 16 miliardi di dollari (il terzo di sempre nella storia statunitense), facendo salire la propria valutazione a 104 miliardi di dbollari (valore più alto mai registrato per una new entry alla Borsa di New York). Mark Zuckerberg, allora poco più che 27enne, si ritrova improvvisamente con un patrimonio personale di svariati miliardi di dollari.
Censura ideologica
In data 7 gennaio del 2021, il fondatore e amministratore delegato del social media, Mark Zuckerberg, in un post sulla sua pagina ufficiale, dichiara il ban del Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. L’annuncio viene rilasciato presso la pagina Facebook dello stesso Zuckerberg: «Riteniamo che i rischi di permettere al Presidente di continuare a utilizzare il nostro servizio durante questo periodo siano troppo grandi. Pertanto, stiamo estendendo il blocco che abbiamo messo sul suo account Facebook e Instagram a tempo indeterminato e per almeno le prossime due settimane fino al completamento della transizione pacifica del potere».
Così anche per Zuckerberg, come i media liberal, Twitter e i dem hanno ritenuto il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, responsabile dell’assalto al Congresso.+
Parler
Tra la bagarre di iscrizioni e traffico utenti, a seguito del risultato delle elezioni usa, molti utenti conservatori presenti su Twitter e Facebook hanno cancellato i loro account per traferirsi sul rivoluzionario social, Parler e tra questi vi era anche Donald Trump, da sempre censurato e successivamente bannato da Facebook, nonché ritenuto uno dei principali promotori del social.
L’app di social network Parler è salita alla popolarità tra gli utenti dei social media nel mese di novembre 2020, divenendo la principale responsabile della più grande “twexit” e “fexit” della storia del web. Tuttavia, ritenuto anch’egli responsabile dell’assalto al congresso, il social fondato nel 2018 da John Matze e Jared Thomson è stato rimosso, sia dall’app store di Google che dai server di Amazon l’8 gennaio 2021. Attualmente è in corso una battaglia legale per la sua riapertura.