Inchiesta

La ‘ndrangheta calabrese: clan e famiglie più potenti in Calabria


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Mandamento Jonico

Nel mandamento jonico le cosche continuano ad evidenziare una spiccata propensione al narcotraffico internazionale, forti anche di una consolidata affidabilità che riconoscono loro i cartelli del sud America, risultando in grado di rendere sempre più sofisticato il meccanismo di movimentazione della droga. Allo stesso tempo, le cosche dell’area mantengono forti interessi nelle attività estorsive e nel settore degli appalti pubblici, coltivati attraverso pericolose relazioni politico-mafiose.

Per quanto concerne la dislocazione delle consorterie, si richiama, in primo luogo, il locale di Platì, ove si registra l’operatività delle cosche federate BARBARO – TRIMBOLI – MARANDO. Nell’area è di interesse lo scioglimento del Comune di Platì, avvenuto nel mese di aprile. Il Ministro dell’Interno, nella proposta di scioglimento, evidenzia forme d’ingerenza da parte della criminalità organizzata, che avrebbero compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 5 giugno 2016, nonché il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi.

In particolare, è stata evidenziata la fitta rete di frequentazioni e relazioni di parentela e di affinità che avrebbero legato diversi membri degli organi elettivi e dell’apparato burocratico del Comune a persone controindicate ovvero ad elementi dei sodalizi dominanti sul territorio. Anche in ordine all’attività gestionale dell’ente, nell’ambito degli affidamenti di lavori e servizi sono state rilevate innumerevoli illegittimità ed anomalie. L’amministrazione comunale, infatti, avrebbe ripetutamente affidato lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità cittadina ad un’impresa già destinataria, nell’ottobre 2013, di un’interdittiva antimafia. Peraltro, una società concessionaria del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria a seguito dell’arresto del titolare, nel dicembre 2016, poiché ritenuto responsabile, tra l’altro, di concorso esterno in associazione mafiosa.

Nel locale di San Luca risultano egemoni le cosche PELLE-VOTTARI-ROMEO e NIRTA-STRANGIO, entrambe affiancate da una costellazione di ‘ndrine. Indicativo di questa asfissiante presenza è certamente il fatto che il Comune di San Luca continua ad essere gestito da un Commissario prefettizio, in quanto anche le elezioni comunali del mese di giugno 2018 sono state annullate per mancata presentazione di candidature.

In tale composito contesto mafioso, di particolare significato risultano gli esiti dell’operazione “Martingala”, conclusa nel mese di febbraio, a Reggio Calabria, Locri, Siderno, Bianco, Vimercate (MB) ed Ovada (AL), dalla DIA e dalla Guardia di finanza, con l’esecuzione del fermo di indiziato di delitto di 27 soggetti – tra i quali esponenti delle cosche BARBARO- Nigri e NIRTA- Scalzone – ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro. Le indagini hanno accertato l’esistenza di un articolato sodalizio criminale, con base a Bianco (RC) e proiezioni operative in tutta la provincia reggina, in altre regioni italiane ed all’estero.

L’organizzazione poteva contare su un gruppo di società di comodo, che venivano sistematicamente coinvolte in operazioni commerciali inesistenti – funzionali a mascherare gli innumerevoli trasferimenti di denaro da e verso l’estero – caratterizzate dalla formale regolarità attestata da documenti fiscali ed operazioni di pagamento rivelatesi, all’esito delle indagini, anch’esse fittizie.

Questo meccanismo fraudolento ha costituito il volano per l’apertura di consistenti flussi finanziari tra le aziende degli indagati e le società di numerosi “clienti”, che di volta in volta si rivolgevano loro per il soddisfacimento di varie finalità illecite, tra cui la frode fiscale. Un vorticoso giro di denaro che aveva termine direttamente in Italia mediante bonifici alle predette società di comodo o su conti di società estere, da cui il denaro veniva successivamente prelevato in contanti e riportato in Italia. L’organizzazione ha dimostrato anche una notevole capacità di infiltrarsi nella gestione ed esecuzione degli appalti pubblici. Grazie, poi, all’approfondimento investigativo di oltre un centinaio di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette è stata accertata l’esistenza di una folta schiera di imprenditori del reggino, fruitori dei servigi offerti dall’associazione. Nel contesto investigativo dell’operazione “Martingala” sono inoltre confluiti gli esiti di un ulteriore filone d’indagine, approfondito dalla Guardia di finanza, che ha riguardato le “prestazioni” che l’associazione – avvalendosi del complesso reticolo di imprese riconducibili al sodalizio allocate sul territorio nazionale ed europeo – ha fornito alla famiglia BAGALÀ di Gioia Tauro e ad un soggetto collegato alla cosca PIROMALLI.

In considerazione della tipologia dei reati contestati, si è proceduto al sequestro preventivo di 51 società, con sede in varie regioni d’Italia ed all’estero, di 9 immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di circa 100 milioni di euro. Di particolare significato, sul piano investigativo e di analisi, sono risultate alcune evidenze che fanno comprendere le connessioni operative tra diverse matrici mafiose (nel caso specifico quella calabrese e napoletana). Alcuni indagati, infatti, “in concorso tra loro, al fine di procurare a sé e ad altri profitto, si recavano in Campania per ricevere da soggetti collusi con il clan MAZZARELLA, un’ingente quantità di denaro in contante, proveniente da delitto, che occultavano e trasportavano a Reggio Calabria, per metterla a disposizione della ‘ndrangheta per conto della quale operavano”.

In concomitanza temporale con l’esecuzione dell’operazione in argomento, i Carabinieri e la Guardia di finanza di Firenze hanno eseguito, nell’ambito dell’indagine “Vello d’oro”, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altri 14 soggetti, responsabili di riciclaggio e reimpiego, nel tessuto economico toscano, dei proventi illeciti conseguiti dalla stessa associazione. Il provvedimento ha riguardato imprenditori operanti nel distretto conciario della Toscana, consentendo il sequestro preventivo di 12 società e di consistenti disponibilità finanziarie. L’azione investigativa è stata rivolta, nell’area in esame, anche verso la cattura dei latitanti. Il 6 aprile 2018 a Condofuri (RC), la Polizia di Stato ha catturato Giuseppe PELLE (cl.1960), elemento apicale dell’omonima cosca sanlucota PELLE-Gambazza, nonché capo strategico e membro della “provincia” della ‘ndrangheta, ricercato dal 2017 nell’ambito dell’operazione “Mandamento Jonico” per associazione di tipo mafioso e tentata estorsione. Lo stesso risulta legato, per vincolo matrimoniale, ai BARBARO-Castanu. Il locale di Africo, invece, si caratterizza per l’egemonia della cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI.

Nel mese di marzo, ad Africo Nuovo, nell’ambito dell’operazione “Terra Nostra”, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un elemento di vertice della cosca MORABITO, ritenuto responsabile del ferimento di un ingegnere, avvenuto a Bianco il 18 ottobre 2016, in concorso con altri. Il movente del gesto verrebbe ricondotto ad un tentativo di estorsione finalizzato all’appropriazione di alcuni terreni agricoli siti in contrada San Giorgio. Nel medesimo contesto criminale, il 16 gennaio 2018 nell’ambito del processo “Revolution”, la Cassazione ha confermato 12 condanne per traffico internazionale di stupefacenti, nei confronti di soggetti legati agli africoti MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI ed ai GIORGI e NIRTA-STRANGIO di San Luca (7 condanne sono state annullate con rinvio), per un totale di oltre 110 anni di reclusione. Tra le condanne spicca quella a 20 anni di un broker internazionale di stupefacenti per le cosche della jonica, legato appunto ai sanlucoti.

Per quanto concerne il locale di Siderno, nell’area di influenza permane l’operatività dei COMMISSO82, in contrapposizione a quella dei COSTA-CURCIARELLO. Il 22 marzo 2018, presso lo scalo aereo di Roma-Fiumicino, personale della Polizia di Stato ha arrestato il latitante FIGLIOMENI Tito (cl. 1969), elemento di spicco della cosca COMMISSO, ricercato nell’ambito dell’operazione “Crimine”, espulso dalle Autorità canadesi per violazione della normativa locale sull’immigrazione. A maggio, nell’ambito dell’operazione “Mosaico”, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al furto, ricettazione e riciclaggio, peculato, ed altri gravi reati in danno della pubblica amministrazione.

L’indagine, avviata nel 2014, ha consentito di ricostruire l’operatività di due distinte organizzazioni criminali operanti principalmente nel territorio reggino, che si appropriavano illecitamente di buoni fruttiferi postali, libretti postali e carte libretto, sottraendole a persone anziane o gravate da patologie invalidanti, per poi “ripulire” i titoli, provento di attività illecita, incassandone il controvalore, grazie al concorso di alcuni dipendenti infedeli degli uffici postali. Fra gli arrestati figurano congiunti di un elemento di vertice della cosca COMMISSO di Siderno (RC). Nel comprensorio di Locri permane l’operatività delle cosche CATALDO e CORDÌ, oltre che dei gruppi satellite AVERSA-ARMOCIDA, URSINO e FLOCCARI. A giugno, a Locri e Siderno (RC), nell’ambito dell’operazione “Arma Cunctis”, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 esponenti delle cosche CATALDO e COMMISSO – alcuni dei quali elementi di vertice “storici” – responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, alla coltivazione di piantagioni di canapa indiana e alla cessione di droga (hashish e marijuana), nonché di associazione finalizzata al traffico, alla detenzione ed al porto illegale di armi clandestine, fra cui pistole, fucili mitragliatori e armi da guerra con relativo munizionamento.

Per ciò che concerne il locale di Marina di Gioiosa Ionica, si segnalano le cosche AQUINO-COLUCCIO e MAZZAFERRO, con proiezioni operative anche al centro-nord del Paese e all’estero, anche queste colpite, nel semestre, da un’incisiva azione di contrasto ai patrimoni illeciti. A febbraio infatti, a Roccella Jonica, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni – del valore di circa 12 milioni di euro – nei confronti di un imprenditore edile ritenuto contiguo alla cosca MAZZAFERRO, già condannato, a 2 anni di reclusione nell’ambito del citato processo “Crimine”, per illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso, avendo, in concorso con altri, commesso atti illeciti volti al controllo e al condizionamento dei lavori relativi all’esecuzione dell’appalto per la realizzazione del tratto della Strada Statale 106, ricadente nel comune di Marina di Gioiosa Jonica. Nel mese di giugno, poi, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro di beni, con contestuale applicazione della sorveglianza speciale di P.S., nei confronti di un affiliato alla cosca AQUINO, anche questo coinvolto nell’operazione “Crimine”, per aver fatto parte del locale di Marina di Gioiosa Ionica.

Il valore complessivo dei beni è stimato in circa 6,5 milioni di euro. Nel locale di Gioiosa Jonica operano gli URSINO-URSINI, federati con i COSTA-CURCIARELLO di Siderno, nonché con la cosca JERINÒ. Nell’area di Monasterace ed in quelle limitrofe di Stilo, Riace, Stignano, Caulonia e Camini, si continua a registrare l’operatività della cosca RUGA-METASTASIO-LEUZZI, legata ai GALLACE della vicina Guardavalle (CZ). Da segnalare come, nel mese di gennaio, nell’ambito del processo “Confine 2”, il GUP presso il Tribunale di Locri ha condannato, con rito abbreviato, 4 imputati, appartenenti alla cosca RUGA di Monasterace, infliggendo loro un totale di oltre 30 anni di reclusione.

Nel comune di Caulonia (RC) sono presenti, invece, i VALLELONGA, mentre a Sant’Ilario dello Jonio è attiva la cosca BELCASTRO-ROMEO, sul cui conto si segnalano gli esiti della già citata operazione “Happy Dog”, conclusa nel mese di giugno – a Taurianova, Locri, Gioia Tauro, Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) e Guido Visconti (MI) – dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata. Nel comune di Careri sono presenti le famiglie CUA-RIZIERO, IETTO e PIPICELLA, mentre nel comune di Bruzzano Zeffirio esercita la propria influenza la cosca TALIA-RODÀ. Ad Antonimina sono attivi i ROMANO, ad Ardore la cosca VARACALLI, a Ciminà le cosche NESCI e SPAGNOLO, a Cirella di Platì i FABIANO, mentre a Canolo si segnala la presenza della cosca RASO.

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Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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