Inchiesta

La ‘ndrangheta calabrese: clan e famiglie più potenti in Calabria

[titolo_paragrafo]La ‘ndrangheta in provincia di Cosenza[/titolo_paragrafo]

A Cosenza e nei comuni limitrofi si conferma l’operatività delle cosche RANGO-ZINGARI, BRUNI e ABBRUZZESE, che operano in connessione con le compagini LANZINO-PATITUCCI e PERNA-CICERO.

Il 28 marzo 2018, a Cosenza, a seguito di attività investigativa conseguente all’arresto di un affiliato al clan PERNA per violazione agli obblighi derivanti il regime di sorveglianza speciale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, la Polizia di Stato ha effettuato una perquisizione sull’autovettura di proprietà del soggetto, all’interno della quale veniva rinvenuto un vero e proprio arsenale tra armi e munizionamento, nonché fogli manoscritti riportanti i riti di affiliazione. È del successivo mese di giugno l’operazione “Faenerator”, conclusa dai Carabinieri tra Cosenza, Trenta, Rovito, Mendicino, Rende, Rose, Luzzi e Massafra (TA), che ha portato all’arresto di 14 soggetti, alcuni dei quali contigui ai CICERO ed ai LANZINO-RUÀ, indagati per usura ed estorsione. Le indagini hanno documentato una capillare rete di soggetti che elargiva a privati e commercianti prestiti a tassi usurari. Gli indagati, inseriti nel locale contesto criminale, non esitavano, infatti, a fare ricorso a ripetute minacce e ad atti di violenza fisica pur di riottenere il denaro.


camorra-cosenza


Nella zona di Scalea è attivo il clan VALENTE-STUMMO, contiguo alla cosca MUTO, egemone a Cetraro e nell’alta fascia tirrenica cosentina, con importanti proiezioni in Basilicata e in Campania. Proprio la cosca MUTO è stata colpita, nel mese di maggio, dalla DIA che ha confiscato una lavanderia industriale, con sede a Diamante (CS), del valore di circa 150 mila euro, intestata al coniuge, ma ritenuta nella effettiva disponibilità di un soggetto contiguo alla cosca, arrestato, nel 2016, nell’ambito dell’operazione “Frontiera” della DDA di Catanzaro. Nel territorio di Paola si registra l’influenza delle cosche MARTELLO-SCOFANO-DITTO e SERPA, tra loro contrapposte, oltre alla già menzionata cosca RANGO-ZINGARI di Cosenza. Nell’area di Amantea sono presenti le consorterie BESALDO, GENTILE e AFRICANO.

Sul versante jonico cosentino e fino a Scanzano Jonico (MT), si conferma l’operatività dei gruppi ABBRUZZESE di Cassano allo Ionio ed ACRI-MORFÒ, dediti prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti. Nel mese di marzo, a Corigliano Calabro, nell’ambito dell’operazione “Tribunale”, i Carabinieri hanno eseguito una misura restrittiva nei confronti di 14 soggetti risultati, a vario titolo, indiziati di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, tentate e consumate, rapine e ricettazione, nonché del reato di danneggiamento seguito da incendio. L’attività ha fatto emergere come a Corigliano fossero attivi due gruppi contrapposti: quello del “centro storico” e quello dello “scalo”. Il primo, più strutturato del secondo, avrebbe realizzato un vero e proprio “tribunale” per condannare i colpevoli di rapine ed altri delitti realizzati senza preventiva autorizzazione.

Gli equilibri criminali dell’area sono oggetto di costante monitoraggio investigativo anche alla luce dell’omicidio perpetrato, a giugno scorso, in danno del boss della Sibaritide PORTORARO Leonardo (cl. 1955, detto “narduzzu” o “giornale favuzu”), attinto da colpi di fucile mitragliatore kalashnikov, nei pressi di un ristorante di Villapiana Lido, di proprietà della figlia.

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Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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