Cronaca

Neonata rapita a Cosenza, si cercano i complici di Rosa Vespa che le hanno fornito test ed esami falsi

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Rosa Vespa e il marito

Continuano le indagini degli inquirenti sul caso della neonata rapita a Cosenza: si cercano i complici di Rosa Vespa che le hanno fornito test ed esami falsi. Gli inquirenti non escludono che Rosa Vespa possa aver avuto dei complici, uomini e donne che l’avrebbero assistita nella falsificazione di documenti e nell’organizzazione della sua presunta gravidanza.

Neonata rapita a Cosenza, si cercano i complici di Rosa Vespa

La storia di Rosa Vespa, accusata di aver rapito la piccola Sofia in una clinica di Cosenza, continua a sollevare numerosi interrogativi. Secondo gli ultimi sviluppi, gli investigatori hanno sequestrato i telefoni di alcune persone e non escludono la possibilità che la donna avesse dei complici, uomini e donne che l’avrebbero assistita nella falsificazione di documenti e nell’organizzazione della sua presunta gravidanza.

Durante un interrogatorio, Rosa Vespa ha dichiarato di aver agito da sola, negando qualsiasi coinvolgimento del marito, Acqua Moses, il quale è stato successivamente rilasciato. Tuttavia, le indagini sono ancora in corso e gli agenti della squadra mobile di Cosenza stanno cercando una “talpa” che avrebbe fornito a Vespa documenti falsificati, tra cui ecografie, risultati di analisi e ricette per visite ginecologiche. Tra le prove raccolte, la polizia ha trovato anche un falso documento di dimissione dalla clinica Sacro Cuore, dove Rosa avrebbe affermato di aver partorito. A destare ulteriori sospetti negli investigatori sono stati alcuni messaggi inviati al marito, resi noti dal programma Quarto Grado. In uno di questi, Rosa suggerisce al marito cosa comunicare agli amici: “Dopo tanta attesa, il nostro miracolo è finalmente arrivato! Mamma e papà ti amano, benvenuto piccolo Ansel. Amore mio, non ti fanno entrare, ma io sono tranquilla. Controlla WhatsApp, che ti invio le foto dopo”. Pochi minuti dopo, arriva un altro messaggio da un mittente sconosciuto, che riporta: “Sua moglie ha partorito, tutto bene. Un bimbo di 3,250 kg. Tra poco la faccio chiamare. Parto naturale, nessun punto”.

La falsa documentazione

La falsa documentazione ha ingannato per nove mesi la famiglia di Rosa Vespa, che ha creduto alla sua gravidanza senza mai esprimere dubbi, nemmeno quando la donna ha impedito loro di vedere il neonato, affermando che la clinica non consentisse l’ingresso ai parenti a causa del Covid. Tuttavia, il parto è avvenuto l’8 gennaio, quando la pandemia era già terminata. Questo ulteriore elemento avrebbe potuto destare sospetti tra i familiari, ma sembra essere stato trascurato.

Le indagini continuano senza sosta. L’avvocato di Rosa, Teresa Gallucci, ha richiesto una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale della sua assistita. Attualmente, Rosa Vespa è detenuta nel carcere di Castrovillari, sotto rigorosa sorveglianza, poiché gli inquirenti temono che la donna possa compiere atti estremi. Dopo la scarcerazione del marito, Federico e Valeria Cavoto, i genitori della piccola Sofia, hanno manifestato il loro sconcerto per la decisione del gip di scagionare Acqua Moses, commentando con amarezza: “Adesso daranno a Rosa la seminfermità mentale e presto anche lei uscirà dal carcere”. In questa complessa e drammatica situazione, anche Ludovica Cavoto, sorella di Federico, ha voluto esprimere il suo parere. Pur non credendo all’innocenza del marito di Rosa, Ludovica sostiene che la donna debba ricevere aiuto: “Rosa deve pagare, ma non bisogna metterla al rogo. È importante aiutarla a comprendere il suo errore. Deve essere sostenuta”.

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