Neonato nato morto nell’agosto di due anni fa all’ospedale di Salerno: quattro medici del reparto di ginecologia del nosocomio Ruggi d’Aragona sono finiti a processo. La decisione è stata presa dal gip del Tribunale di Salerno, che ha accolto la richiesta della parte civile. Lo riporta Le Cronache.
Neonato morto all’ospedale di Salerno: a processo 4 ginecologi
Quattro medici del reparto di ginecologia dell’ospedale Ruggi di Salerno sono stati sottoposti a imputazione coatta in relazione al caso di un neonato nato morto nell’agosto di due anni fa. La decisione è stata presa dal gip del Tribunale di Salerno, che ha accolto la richiesta della parte civile, la quale si era opposta all’archiviazione proposta dalla procura. La denuncia era stata presentata il 25 agosto 2022 da una famiglia di Scafati, originaria di San Marzano sul Sarno, che aveva richiesto un cesareo che non sarebbe stato eseguito. La procura ha incaricato tre periti, i quali, analizzando l’autopsia del neonato, hanno cercato di determinare le cause del decesso.
La denuncia
Nella denuncia presentata alla polizia, marito e moglie hanno riferito che il ginecologo che seguiva la donna li aveva rassicurati fino al giorno precedente, affermando che il bambino stava bene. Assistiti dall’avvocato Angelo Longobardi, la famiglia ha chiesto di conoscere la verità e di punire i responsabili di quanto accaduto. La donna, giunta alla 26esima settimana di gravidanza, si è recata il 24 agosto con il marito all’ospedale “Ruggi” di Salerno, nel reparto di Ginecologia, esprimendo il desiderio di partorire tramite cesareo. Questo perché, con la sua prima figlia di 11 anni, aveva già affrontato problemi durante il parto. La comunicazione ai medici è avvenuta intorno alle 9:30. Successivamente, il marito ha raccontato che mentre attendeva in sala parto, uno dei medici che seguiva la moglie gli ha comunicato che il bambino era morto, spiegando che era “troppo piccolo” e che si stava tentando un parto naturale.
I dubbi
Qui iniziarono a sorgere le prime perplessità da parte del marito della donna, il quale desiderava che il figlio nascesse tramite un parto cesareo. A causa di una grave emorragia, la moglie era stata trasferita in rianimazione. Fortunatamente, si era ripresa lentamente e le sue condizioni erano tornate stabili. Quando i poliziotti chiesero alla famiglia informazioni sulle condizioni del bambino durante l’ultima visita ginecologica, questi risposero che stava bene, come confermato anche dal ginecologo di fiducia. Dopo la denuncia, la procura di Salerno ordinò l’autopsia sul corpo del neonato. Tuttavia, dopo la consulenza dei periti, la pubblica accusa non trovò elementi sufficienti per avviare un processo e richiese l’archiviazione del caso. La parte civile presentò opposizione a tale richiesta, che fu accolta.
Secondo un’altra consulenza tecnica, i quattro medici che hanno attivamente partecipato durante i turni della notte tra il 24 e il 25 agosto non avrebbero seguito le linee guida. Secondo il consulente, i quattro professionisti non hanno effettuato l’anamnesi della precedente gravidanza della paziente, “il che avrebbe dovuto indurre il personale a evitare un parto naturale su un feto prematuro”. Un quinto medico, inizialmente sotto indagine, è stato scagionato dalle accuse poiché non coinvolto nelle contestazioni, essendo impegnato in un altro intervento. Ora il processo prosegue.