Almanacco

Il 5 aprile del 2959 nasce Nino La Rocca, tutto sul “Mohammad Alì italiano”

Nino La Rocca (noto nel mondo della Boxe come il “Mohammad Alì italiano”) ha una lunga storia alle spalle. Il suo vero nome è Cheid Tijani Sidibe, nasce il 5 aprile del 1959 ed è uno dei pugili italiani più famosi. Negli anni Ottanta era tra le stelle dei pesi welter e – tra le sue imprese celebri – abbiamo l’effetto sorpresa sul ring, quando colpiva l’avversario cogliendolo alla sprovvista con una finta.

Il 5 aprile del 1959 nasce Nino La Rocca, il pugile italiano più famoso

Nato il 5 aprile del 1959 da padre del Mali (Moussa Sidibe, paracadutista dell’Esercito coloniale francese) e madre siciliana (Nunzia La Rocca, nata a Resuttano) a Port-Étienne nell’Africa Occidentale Francese, odierna Nouadhibou in Mauritania, ottenne la nazionalità italiana nel 1983, nel corso della carriera da pugile.

Quando ha circa tredici anni La Rocca va in Francia dove vive suo zio. Qui ha notevoli problemi di ambientamento, infatti parlando solo arabo, viene emarginato dai pari età francesi. Nei primi tempi vive in una piccola camera con un solo letto che divide con un senzatetto, in un’intervista lo stesso La Rocca ha dichiarato «ci alternavamo, una notte sul pavimento e una sul letto». Le cose iniziano a cambiare quando va a casa di un manager francese di boxe, che lo incoraggia a credere in lui, dicendogli che diventerà un campione.



Gli inizi

Il giovane pugile inizia a combattere e a vincere i primi incontri. Più tardi incontra Rodolfo Sabbatini, ex giornalista, diventato organizzatore di incontri. Grazie a lui, La Rocca incontrerà una persona che ha condiviso con lui la sua carriera e formato una coppia vincente, Rocco Agostino.

Nino va a vivere in Liguria e inizia ad affinare il suo stile, veloce e colpi a sorpresa, vincendo una serie innumerevoli di incontri, ben 50. La gente si appassiona a quel pugile imprevedibile, in America viene chiamato “The Italian Ali” (il “Mohammad Alì italiano”).

La striscia di vittorie si interrompe nel febbraio 1984 a sorpresa contro Gilles Elbilia, campione europeo dei pesi welter in un incontro valido per la cintura. La Rocca perse l’incontro a causa di una testata inflitta dal campione in carica Elbilia. Fu un duro colpo per il pugile italiano che intraprese una battaglia parallela a quelle disputate sul ring, cioè quella per la cittadinanza italiana.


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Il celebre match contro Rocco Agostino.

L’incontro con Curry

Il pugile cercò di ottenere la cittadinanza, ma la burocrazia rallentò notevolmente le cose. Tutto tacque fino a quando Sandro Pertini, in quel periodo presidente della Repubblica, lo vide in una trasmissione televisiva e lo invitò al Quirinale. Grazie al suo intervento Nino La Rocca ottenne finalmente la sospirata cittadinanza italiana.

Era arrivato finalmente il tempo di concentrarsi sul suo grande obiettivo, la conquista del titolo mondiale dei pesi welter, in possesso dell’americano Donald Curry. Previsto per l’estate del 1982, l’incontro venne rimandato numerose volte, mettendo La Rocca sempre sotto pressione psicologicamente. L’ufficialità dell’incontro arrivò per il 22 settembre 1984. La Rocca aveva così la sua grande occasione per conquistare il titolo, ma non tutto andò come previsto. Stremato dai continui rinvii, Curry mantenne il titolo vincendo al sesto round e difendendo la cintura.


Nino La Rocca e Sandro Pertini
Nino La Rocca e lo storico Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.

Fine carriera

L’italiano che continuò a combattere incontri di secondo piano. Arrivò per La Rocca anche un matrimonio che naufragò in breve tempo. L’ultimo acuto della sua carriera lo ebbe il 15 aprile 1989 quando, battendo Kirkland Laing a Vasto, in Abruzzo, conquistò il titolo europeo dei pesi welter, perso poi a dicembre contro il francese Fernandez.

La sua carriera si concluse con 74 vittorie e solamente sei sconfitte. Ritiratosi nel 1995, La Rocca cercò di tornare nella box, ma fu bloccato dalla legge italiana, che non consente a chi ha più di 35 anni il professionismo.


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Vita privata

È stato sposato con la pornoattrice Manuela Falorni, entrata in seguito nel mondo del cinema a luci rosse con l’appellativo di “Venere Bianca”, la quale, dopo una lunga battaglia giudiziaria con l’ex marito, ottenne nel 1995 l’affidamento di Antonio, il figlio da lui avuto nel 1986.

Nel 1995 quando la “Venere Bianca” comparve come ospite di Giancarlo Magalli alla trasmissione “I fatti vostri” aveva accusato il pugile di maltrattamenti. L’ex campione si era sentito diffamato da alcune dichiarazioni rilasciate dalla Falorni, così la questione era stata decisa dal giudice monocratico di Pisa che ha chiuso il tutto con il proscioglimento della donna per prescrizione.

Nino La Rocca ha tre figli e ha avuto altrettanti matrimoni. Nel 2019, ai microfoni della “Gazzetta dello Sport” ha svelato di essere in crisi anche con la terza moglie, Valentina Zincani. Tra loro la comune passione per il ring (lei è una campionessa di boxe thailendese).


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La “Venere Bianca” ex moglie del pugile italiano.

Le proteste

Il pugile balzò di nuovo agli onori della cronaca nel luglio 1998 per essersi incatenato davanti a Palazzo Chigi in segno di protesta, e con lo scopo di ottenere l’interessamento delle autorità be di riprendere così a boxare. Nel dicembre 1999 si incatenò davanti al Quirinale, dopo essere stato bocciato all’esame per diventare maestro di pugilato, e chiedendo un lavoro nel settore.

Appoggiando una mozione già avanzata da tanti altri campioni sportivi e olimpionici italiani, Nino La Rocca invoca una pensione per chi ha dato lustro alla bandiera tricolore. Una proposta di legge in tal senso è da anni oggetto di discussione in Parlamento.


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